Franciacorta Rosé

Il Franciacorta Rosé è l’interpretazione al femminile di uno degli spumanti italiani più noti e prestigiosi. Una bollicina prodotta secondo i dettami del Metodo Classico, cioè con seconda fermentazione in bottiglia e sboccatura, al fine di separare i depositi dal prodotto finale. Una storia che ha avuto inizio poco meno di cinquant’anni fa in un fazzoletto di terra situato tra il Lago d’Iseo e Brescia, ma che in poco tempo è stata in grado di imporsi come uno dei poli più rinomati della spumantistica italiana nel mondo. Quando veste abiti rosati riesce a conquistare tutti i sensi: alla vista è di colore rosa brillante e lucido come la seta, all’olfatto è un turbinio seducente di frutti rossi, sottobosco e sentori floreali mentre al gusto armonizza all’unisono eleganza e freschezza, avvolgenza e sapidità, tonalità fruttate e vivacità espressiva.

50 Risultati
4 -@@-2-Vitae AIS
93 -@@-8-Wine Spectator
174,00 
5 -@@-3-Bibenda
90 -@@-5-Veronelli
4 -@@-2-Vitae AIS
3 -@@-1-Gambero Rosso
46,00 

Il Franciacorta Rosé è l’interpretazione al femminile di uno degli spumanti italiani più noti e prestigiosi. Una bollicina prodotta secondo i dettami del Metodo Classico, cioè con seconda fermentazione in bottiglia e sboccatura, al fine di separare i depositi dal prodotto finale. Una storia che ha avuto inizio poco meno di cinquant’anni fa in un fazzoletto di terra situato tra il Lago d’Iseo e Brescia, ma che in poco tempo è stata in grado di imporsi come uno dei poli più rinomati della spumantistica italiana nel mondo. Quando veste abiti rosati riesce a conquistare tutti i sensi: alla vista è di colore rosa brillante e lucido come la seta, all’olfatto è un turbinio seducente di frutti rossi, sottobosco e sentori floreali mentre al gusto armonizza all’unisono eleganza e freschezza, avvolgenza e sapidità, tonalità fruttate e vivacità espressiva.

Dalla vigna al bicchiere: la produzione del Rosé Franciacorta

Nel 1967 con un Decreto legge del Presidente della Repubblica italiana, l’areale di produzione del Franciacorta, che ricade nella provincia di Brescia, viene ufficialmente identificata come zona a Denominazione di Origine Controllata. Nel 1995 conquista anche il tanto agognato riconoscimento di garanzia, incominciando formalmente ad apporre in etichetta il logo consortile del Franciacorta DOCG.

Il Rosato si inserisce nel disciplinare di produzione come una tipologia distinta e a sé stante, ottenuta esclusivamente dalla vinificazione di Pinot Nero per almeno il 35%, Chardonnay e Pinot Bianco fino ad un massimo del 50% ed Erbamat, antica varietà a bacca bianca autoctona della zona, fino ad un massimo del 10%. Mentre per le altre varietà il passaggio da uva a mosto deve esclusivamente avvenire mediante pressatura diretta senza diraspatura dell’uva intera, per il Pinot Nero questo obbligo non si applica e le uve fermentano a contatto con le bucce per un periodo necessario al raggiungimento della tonalità di colore desiderata.

È possibile che le diverse cantine, in virtù della loro singolare filosofia produttiva, interpretino questi spumanti o come un assemblaggio di uve o come esaltazione in purezza del Pinot Nero, unica varietà a bacca nera coltivata nel territorio. Sul mercato si potranno trovare quindi versioni diverse per colore, struttura e bouquet olfattivo, in relazione alla percentuale di Pinot Nero presente nella cuvée finale.

Il Franciacorta Rosè Contadi Castaldi ne offre una traduzione che mira ad armonizzare lo Chardonnay con il Pinot Nero, mentre la cantina Ferghettina, Ca’ del Bosco con il suo “Annamaria Clementi” e Barone Pizzini ne propongono una versione tutta giocata sull’eleganza del vitigno a bacca nera. Alla prima fermentazione, che darà origine ai vini base e che potrà avere luogo indifferentemente in serbatoi di acciaio inox termoregolati o in botti di rovere, segue la seconda fermentazione in bottiglia, in accordo con i principi del Metodo Classico. La successiva permanenza sui lieviti si può estendere su un periodo di tempo che va da un minimo di 24 mesi di affinamento per la versione base a 30 mesi minimo per il Millesimato, fino ai 60 mesi minimo per la Riserva. Più si prolungano i mesi di sosta sulle fecce nobili, più il prodotto finale acquisirà personalità, raffinatezza e complessità. Una volta completata questa fase di maturazione, si procede con la sboccatura che, con l’espulsione del deposito di lieviti esausti intrappolato nel collo della bottiglia precedente refrigerato, renderà il prodotto finale perfettamente limpido, libero da sedimenti, pronto ad accendere il calice con la sua luminosità.

A questo punto si è quasi giunti allo step conclusivo del processo di produzione, manca soltanto il cosiddetto rabbocco finale con il liqueur d’expedition, ricetta segreta custodita gelosamente tra le mura delle cantine storiche. In base alla quantità di zucchero presente in quest’ultimo dosaggio, si distingueranno sei differenti esemplari: Pas Dosé, Extra Brut, Brut, Extra Dry, Dry e Demi-Sec. Una volta tappato con fungo di sughero e gabbietta metallica, è finalmente pronto per essere venduto, ma soprattutto bevuto!

Le bollicine rosate che accompagnano il cibo

I Metodo Classico franciacortini sono sicuramente da collocare tra i più rinomati vini Lombardia, la cui fama si è espansa ben oltre i confini della nostra penisola, guadagnando consensi e apprezzamenti anche a livello internazionale. Il Franciacorta Rosé si contraddistingue per una eccezionale versatilità di abbinamento sulla tavola, merito della sua spuma fine, longilinea e persistente che avvolge in maniera ottimale ogni assaggio e del suo sapore fresco, asciutto e di bella intensità e struttura palatale.

Non è necessario attendere una particolare occasione per stapparne una bottiglia e scoprire i migliori Franciacorta Rosé abbinamenti: questa tipologia abbraccia una gamma vastissima di piatti, eccezione fatta per i dolci a fine pasto, a meno che non si tratti di una versione Demi-Sec! All’ora dell’aperitivo sarà in grado di ingentilire la sapidità dei salumi e dei formaggi, sia freschi che a crosta fiorita, come per altro a sgrassarne l’untuosità più decisa e persistente. Se interpretato come calice da tutto pasto, darà il meglio di sé in coppia con carpacci di pesce, come ventresca e ricciola, con crostacei crudi o appena scottati, dai classici gamberi rossi di Mazara agli scampi, ma anche con antipasti della tradizione piemontese come il vitello tonnato e primi piatti di pasta conditi con sughi delicati come il ragù bianco.

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