Bonarda

Nell’Oltrepò Pavese quando si parla di Bonarda ci si riferisce ad un vino rosso di denominazione di origine controllata, ottenuto principalmente da uva Croatina, l’autoctono a bacca rossa più famoso della zona, affiancata da una piccola percentuale di varietà locali. Conosciuta già ai tempi del Medioevo, la Croatina si è conservata fino ai giorni nostri grazie alla sua vigoria e alla sua alta resistenza alla filossera e all’oidio, diventando la regina di queste terre selvagge. Dà origine ad un rosso rustico, pieno e asciutto, diffuso principalmente nella sua tradizionale veste vivace e frizzante, che si abbina meravigliosamente ai piatti della tradizione locale come cotechini, bolliti misti, risotti ai funghi o salsicce e salumi e affettati tipici, come il salame di Varzi.

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2 -@@-1-Gambero Rosso
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88 -@@-5-Veronelli
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88 -@@-5-Veronelli
1 -@@-6-Slowine
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1 -@@-6-Slowine
10,90 
2 -@@-1-Gambero Rosso
9,00 
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Nell’Oltrepò Pavese quando si parla di Bonarda ci si riferisce ad un vino rosso di denominazione di origine controllata, ottenuto principalmente da uva Croatina, l’autoctono a bacca rossa più famoso della zona, affiancata da una piccola percentuale di varietà locali. Conosciuta già ai tempi del Medioevo, la Croatina si è conservata fino ai giorni nostri grazie alla sua vigoria e alla sua alta resistenza alla filossera e all’oidio, diventando la regina di queste terre selvagge. Dà origine ad un rosso rustico, pieno e asciutto, diffuso principalmente nella sua tradizionale veste vivace e frizzante, che si abbina meravigliosamente ai piatti della tradizione locale come cotechini, bolliti misti, risotti ai funghi o salsicce e salumi e affettati tipici, come il salame di Varzi.

Il rosso per eccellenza dell’Oltrepò Pavese: la Bonarda

Tra le zone del nord-Italia più vocate per la viticoltura non si può non citare l’Oltrepò Pavese. Si tratta di un fazzoletto di terra lombarda principalmente collinare, in provincia di Pavia, stretto tra il piacentino dell’Emilia e il tortonese del Piemonte, delimitato a nord dal fiume Po e a sud dal monte Lessina. Gli storici terreni pre-appenninici in cui affiorano marne, gesso e arenacee calcaree e il clima rigido d’inverno e caldo d’estate, contraddistinto da frequenti precipitazioni, hanno reso queste terre l’habitat ideale per coltivare diverse varietà di uve che da secoli danno alla luce bottiglie uniche, dalla caratteristica impronta rustica. Tra queste spunta il vino Bonarda, prodotto a partire principalmente dall’uva Croatina.

È una delle poche varietà locali che non venne soppiantata dalla uve internazionali poiché si dimostrò particolarmente resistente alle malattie e riuscì a sopravvivere alle calamità della filossera. La miglior Bonarda e probabilmente quella più apprezzata è vivace o frizzante, dalla spuma viola briosa e ricca, dal gusto secco e fruttato, capace di riflettere fedelmente l’essenza di questo territorio.

Il principale vitigno del territorio

Questo rosso ha ottenuto la DOC nel 2010 e prevede un utilizzo di almeno l’85% di Croatina, alla quale si può affiancare una più piccola percentuale di altre varietà locali come Uva Rara, Ughetta e Vespolina. La Croatina è il vitigno principe della zona, coltivato da quasi ogni produttore, che si è poi diffuso nelle regioni limitrofe. In Piemonte è coltivato principalmente nei Colli Tortonesi e in minor misura anche nel Vercellese, nel Cuneese e nel Novarese. Questa espressione non è da confondere con il vitigno Bonarda, chiamato anche Uva Rara, presente molte denominazioni del Piemonte. In Emilia-Romagna ha trovato una seconda casa tra le colline piacentine, che presentano caratteristiche morfologiche molto simili. Qui concorre insieme alla Barbera alla realizzazione di diverse tipologie, come ad esempio il famoso Gutturnio.

È un vitigno a bacca rossa che presenta un grappolo grande e canonico e un acino sferico e di media grandezza, ricoperto da una buccia spessa e ricca di polifenoli. Matura tendenzialmente tardi, verso fine settembre o inizio ottobre. Si tratta di un’uva vigorosa, con una forte resistenza a malattie letali, come l’oidio e la filossera. Proprio per questo motivo venne coltivata e si diffuse facilmente in tutto il territorio. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi e risalgono probabilmente agli antichi romani. I suoi natali sono stati identificati dagli studiosi nel comune di Rovescala, nell’Oltrepò, e sembra che da qui si sia poi diffusa su tutto il territorio grazie alle sue possenti caratteristiche. Le sue prime testimonianze sono accertate in alcuni saggi di fine Ottocento, come il Bollettino Ampelografico di Novara del 1879.

Caratteristiche, abbinamenti e produttori di riferimento

Questo rosso si trova in due versioni: una ferma e una vivace. Quest’ultima è la più nota ed è diventata uno dei punti di riferimento dei vini frizzanti in tutto il mondo. Alla vista si mostra di color rosso rubino cupo e impenetrabile, attraversato da lampi purpurei e violacei. La possibile spuma ricca e persistente dona un maggior grado di lucentezza. Al naso mostra tutta la sua genuinità fruttata, in cui aromi fragranti e vinosi di ciliegia, fragoline selvatiche e melograno si intrecciano a toni di frutti di bosco su uno sfondo di sottobosco con leggeri richiami al mondo delle spezie dolci e piccanti. Al gusto è trainato da una freschezza vivace e da un piacevole e acerbo tannino che lo rendono leggero, secco e beverino, mantenendo quella inconfondibile traccia rustica tipica del territorio. Si tratta di espressioni da bere in gioventù e da apprezzare nella loro pura e autentica semplicità.

Tra le migliori espressioni della zona vanno ricordate: la Bonarda Monsupello, il Campo del Monte e il Cresta del Ghiffi di Agnes e le versioni vivaci e territoriali di Quaquarini. Nel piacentino merita di essere citata l’interpretazione vivace e amabile di Torre Fornello. Si tratta di un rosso a tutto pasto, in grado di accompagnare una grande quantità di pietanze. Dai classici accostamenti con primi piatti come pastasciutte e risotti al sugo di carne per arrivare fino a grigliate miste di carne e selvaggina. I migliori abbinamenti del Bonarda si rifanno alla tradizione locale, infatti si sposa alla perfezione con risotto con salsiccia e finferli, sformati di porcini con tartufo, crespelle di caprino ed erbette aromatiche, vellutate di zucca, ravioli con ripieno di castagne e tutti i grassi salumi locali, come il lardo, la coppa, la pancetta e non per ultimi i famosi salami di Varzi e cacciatorino dell’Oltrepò. Si abbina anche ai tradizionali bolliti con mostarda, lenticchie e cotechino, cassoeula e oca alle verze. Per gli amanti della cucina su Callmewine scopri il Bonarda in vendita online ad un prezzo competitivo e scopri la scheda tecnica e abbinamenti migliori per provare il gusto autentico e rustico di questo angolo della Lombardia.