Barolo

Il Barolo è il grande vino rosso per antonomasia, fiore all'occhiello dell'arte vitivinicola piemontese. È simbolo di eleganza, equilibrio, struttura e longevità, oltre ad essere l’ambasciatore dell'eccellenza del made in Italy nel mondo. Viene prodotto in 11 comuni delle Langhe, un territorio di antica tradizione vitivinicola, ma le sue origini sono piuttosto recenti. Nacque infatti nel corso dell’Ottocento grazie al contributo del Conte Camillo Benso di Cavour e della Marchesa Giulia Colbert Falletti, oltre che alle innovative conoscenze enologiche del generale Paolo Francesco Staglieno. Si narra che il Re Carlo Alberto fosse il suo più grande estimatore. E così dallo stretto legame fra le sue caratteristiche ed i gusti nobiliari del XIX secolo, nacque il detto "il Re dei vini, il vino dei Re". Scopri il miglior vino Barolo delle più grandi cantine tra la ricca selezione di Callmewine.

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Il Barolo è il grande vino rosso per antonomasia, fiore all'occhiello dell'arte vitivinicola piemontese. È simbolo di eleganza, equilibrio, struttura e longevità, oltre ad essere l’ambasciatore dell'eccellenza del made in Italy nel mondo. Viene prodotto in 11 comuni delle Langhe, un territorio di antica tradizione vitivinicola, ma le sue origini sono piuttosto recenti. Nacque infatti nel corso dell’Ottocento grazie al contributo del Conte Camillo Benso di Cavour e della Marchesa Giulia Colbert Falletti, oltre che alle innovative conoscenze enologiche del generale Paolo Francesco Staglieno. Si narra che il Re Carlo Alberto fosse il suo più grande estimatore. E così dallo stretto legame fra le sue caratteristiche ed i gusti nobiliari del XIX secolo, nacque il detto "il Re dei vini, il vino dei Re". Scopri il miglior vino Barolo delle più grandi cantine tra la ricca selezione di Callmewine.

Il Barolo: storia e origini

Nel cuore delle Langhe, Barolo è il comune centrale della denominazione a cui dona il nome. Il vino rosso Barolo nasce da uve Nebbiolo in purezza, coltivate a pochi chilometri a sud della città di Alba, nel territorio di 11 Comuni che si inseguono in un suggestivo itinerario di colline, modellate dalla mano esperta dell'uomo, e protette da imponenti castelli medievali. L'eleganza e la longevità unica, il colore granato intenso con lievi riflessi aranciati, i profumi ampi e profondi, che spaziano dai sentori fruttati e floreali (piccoli frutti rossi, rosa e geranio) a sensazioni eteree e speziate (liquirizia, cacao, pepe, cannella, vaniglia, tabacco e cuoio), il sapore caldo, pieno e persistente, l'invecchiamento minimo di 38 mesi, di cui almeno 18 in legno, fanno di questo nettare il massimo della produzione enologica italiana.

Nel 1600 l'uva Nebbiolo era già apprezzata e consumata dai nobili e dai reali di Casa Savoia, ma il Barolo nacque soltanto due secoli dopo, nell'Ottocento, grazie al contributo del Conte Camillo Benso di Cavour e ad una nobildonna piemontese, la Marchesa Giulia Colbert Falletti, che proprio in quella zona produceva un vino di qualità eccellente. Si narra che il Re Carlo Alberto chiese espressamente alla marchesa di poterlo assaggiare, e che ne rimase talmente entusiasta da acquistare una tenuta personale a Verduno, per poterlo produrre sia per uso personale, sia per offrirlo come dono nei rapporti diplomatici con le altre corti europee. Con l'apporto dell'enologo francese Alexandre-Pierre Odart, i processi di produzione migliorarono, portando alla creazione di un vino, che da quel momento vide iniziare la propria scalata al successo e alla conquista dei palati più sopraffini.

Barolo: Abbinamenti e Servizio

Data l'intensità, la tannicità e l'importante struttura, il vino Barolo predilige l'abbinamento con piatti saporiti e tradizionali a base di carne rossa: arrosti, brasati e selvaggina. In alternativa sono particolarmente indicati anche gli abbinamenti tra Barolo, cibi tartufati e formaggi a pasta dura molto stagionati. Anche alcuni piatti elaborati tipici del cuneese vengono valorizzati, tra questi si ricordano: la polenta con lo spezzatino, la lepre in salmì e gli stracotti.

Il Barolo, dotato di un'ampia ricchezza e complessità aromatica, può essere degustato anche fuori pasto come vino da meditazione, eventualmente accompagnato da cioccolato fondente, ‘marrons glacés’ e paste di meliga, frollini tipici del Piemonte.

Per apprezzare al meglio il suo gusto sul palato è consigliabile aprire la bottiglia almeno due ore prima del servizio: l'ossigenazione consentirà di aprirsi e di lasciare emergere lentamente tutti i profumi e gli aromi. Nel caso di bottiglie lasciate riposare molti anni in cantina, è meglio stappare la bottiglia diverse ore prima, e prestare particolare attenzione a lasciare ossigenare bene nel bicchiere per alcuni minuti, prima di procedere con la degustazione. Per molto tempo è stato in uso il decanter, che permette anche di eliminare i sedimenti che potrebbero essersi formati con l'affinamento in bottiglia. Oggi si tende a sconsigliare tale pratica, per evitare che, sottoposto a un brusco processo di ossigenazione dopo un lungo riposo in cantina, si ossidi troppo rapidamente compromettendo parte del corredo aromatico.

Tutta la produzione è dotata di un grande potenziale di invecchiamento e può tranquillamente, nella maggior parte dei casi, riposare in cantina anche oltre 15-20 anni. Anche se molte bottiglie possono essere gustate già a partire dalla loro uscita in commercio, un lungo affinamento in bottiglia favorirà la completa maturazione, permettendo alle durezze di smussarsi, al corredo aromatico di ampliarsi ed ai tannini di farsi più vellutati e meno incisivi.

Il Disciplinare del Barolo DOCG: caratteristiche e zone di produzione

Tutta la produzione deve rispondere ai requisiti del Barolo DOCG. La prima normativa risale al 1933 mentre il conferimento della DOC con la stesura del primo disciplinare al 1966, poi riscritto nel 1980 con il conferimento della DOCG Barolo. Modifiche ed integrazioni sono state effettuate fino ad anni recenti. Il disciplinare ammette l'uso di un solo vitigno per il Barolo piemontese, ovvero il Nebbiolo, definisce l'area geografica d’impianto consentita e prevede norme di viticoltura, vinificazione e affinamento, oltre che di designazione.

Il vino Barolo nasce da uve Nebbiolo coltivate in 11 Comuni in provincia di Cuneo. I paesi del Barolo sono:

  • Barolo: il pilastro della denominazione;
  • Castiglione Falletto: il centro geografico del Barolo;
  • Serralunga d’Alba: da dove provengono i Barolo più austeri;
  • Monforte d’Alba: la via di mezzo stilistica, tra finezza e austerità;
  • Novello: casa dei Barolo ‘Sottocastello’;
  • La Morra: i terreni sabbiosi producono Barolo aromatici e fini;
  • Verduno: piccola zona ricca di grandi gemme;
  • Grinzane Cavour: la casa del barolo storico;
  • Diano d’Alba: che da il nome alle famose Arenarie;
  • Cherasco: il comune con l’areale più piccolo;
  • Roddi: vini sotto lo sguardo dell’alto Castello.

Le tipicità e peculiarità del terroir sono salvaguardate da una serie di requisiti fondamentali:

  • i terreni devono essere argillosi e calcarei, collinari e ben soleggiati, compresi tra 170 e 540 metri di altitudine;
  • i vigneti devono essere allevati a spalliera con sistema di potatura a Guyot, con una densità d'impianto non inferiore ai 3500 ceppi per ettaro;
  • la resa di uva per ettaro deve limitarsi a massimo 8 tonnellate, che si riducono a 4 per le viti più giovani.

Tutti questi severi requisiti di produzione, assicurano l'alta qualità delle uve di Nebbiolo, vitigno principe di Barolo e Barbaresco, e quindi del prodotto finale.

Le norme di vinificazione sono altrettanto precise e rigorose: prevedono che le operazioni si svolgano all'interno dello stesso territorio di coltivazione delle uve, una resa massima uva/vino del 70% e un periodo di affinamento di almeno 38 mesi, di cui 18 a contatto col legno, che si protrae a 62 mesi di affinamento complessivo per quelle bottiglie accompagnati dalla menzione "Barolo Riserva". L'uscita in commercio è pertanto consentita solo a partire dal 1° gennaio del quarto anno successivo alla vendemmia, mentre il Barolo Riserva è immesso al consumo solo a partire dal sesto anno successivo alla vendemmia.

La denominazione DOCG per il Barolo può essere accompagnata da menzioni aggiuntive che facciano riferimento ai vigneti di provenienza delle uve, a patto di rispettare indicatori di produzione ancora più severi. Per questo sono stati identificati i vigneti migliori e più vocati, chiamati cru, distribuiti negli 11 comuni di produzione. Tra i più famosi e prestigiosi cru compaiono, per esempio: Brunate, Cannubi, Bussia, San Lorenzo, Sarmassa nel comune di Barolo; Bricco Boschis, Monprivato, Pira, Villero a Castiglione Falletto; Cerequio, Rocche e Monfalletto a La Morra; Baudana, Falletto, Francia, Lazzarito, Margaria, Vigna Rionda a Serralunga d'Alba; Massarea, Monvigliero, San Lorenzo sotto il comune di Verduno.

Le annate migliori del Barolo

Sull’enoteca di Callmewine puoi trovare i più grandi e illustri nomi del vino rosso Barolo, oltre alle migliori annate.

Le annate migliori del Barolo negli ultimi anni sono:

  • Barolo 2019: un anno partito male ma finito nella leggenda;
  • Barolo 2016: un’annata senza eguali;
  • Barolo 2015: una grande annata calda;
  • Barolo 2010: un’annata di grandissimo successo.

Puoi trovare numerose cantine del Barolo, punti di riferimento per tradizione e innovazione, come i prestigiosi Barolo Rinaldi e tanti altri.

Ecco alcuni grandi produttori di Barolo:

Le emozioni che si provano nel bere un buon vino Barolo e, ancora meglio, uno correttamente invecchiato, sono uniche e indescrivibili e noi di Callmewine suggeriamo questa esperienza a chiunque, proponendo una vasta selezione in vendita online a ottimi prezzi. Ogni bottiglia di Barolo è accompagnata da descrizione, scheda tecnica delle caratteristiche, consigli pratici e di abbinamento.

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