Lugana

Il Signore del Grande Lago: così viene soprannominato il Lugana, che nasce in un lembo di terra di circa 1.200 ettari a cavallo tra le province di Brescia e Verona. Questo luogo, sviluppato su una piana morenica, accoglie la vite dall'Età del Bronzo, come dimostrano le testimonianze archeologiche. Il vitigno protagonista è una varietà locale chiamata Turbiana o Trebbiano di Lugana, un’uva che tra la Lombardia e il Veneto ha trovato il suo terroir elettivo: da un lato il clima mite del Lago di Garda e dall'altro suoli fertili di matrice argillosa e di natura sedimentaria, ricchi di calcare e sali minerali. Qui nascono bianchi dotati di corpo e morbidezza, freschezza e sapidità, profumi vigorosi e netti che spaziano dall'agrume alla mandorla. Una "culla climatica" ad alta vocazione vitivinicola, patria di bottiglie divenute celebri in Italia e nel mondo.
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Il Signore del Grande Lago: così viene soprannominato il Lugana, che nasce in un lembo di terra di circa 1.200 ettari a cavallo tra le province di Brescia e Verona. Questo luogo, sviluppato su una piana morenica, accoglie la vite dall'Età del Bronzo, come dimostrano le testimonianze archeologiche. Il vitigno protagonista è una varietà locale chiamata Turbiana o Trebbiano di Lugana, un’uva che tra la Lombardia e il Veneto ha trovato il suo terroir elettivo: da un lato il clima mite del Lago di Garda e dall'altro suoli fertili di matrice argillosa e di natura sedimentaria, ricchi di calcare e sali minerali. Qui nascono bianchi dotati di corpo e morbidezza, freschezza e sapidità, profumi vigorosi e netti che spaziano dall'agrume alla mandorla. Una "culla climatica" ad alta vocazione vitivinicola, patria di bottiglie divenute celebri in Italia e nel mondo.

Il Signore del grande Lago: tutto il fascino del Lugana

Il lugana viene prodotto in un circoscritto territorio a sud del Lago di Garda, tra Veneto e Lombardia, e prende il nome dallo storico toponimo con cui era conosciuta tutta l’area, popolata un tempo da una fitta selva. In quest’area selvaggia e scarsamente popolata si svolsero alcuni importati fatti storici come una battaglia tra gli eserciti di Costantino e Massenzio nel 312 d.C. e il leggendario incontro tra papa Leone Magno e Attila, condottiero dei bellicosi Unni, nel 452 d.C. Nel corso dei secoli i monaci portarono avanti opere di bonifica agraria e la selva scomparse definitivamente all’inizio del XVI secolo, quando la Serenissima Repubblica di Venezia bonificò tutta l’area per destinarla alla coltivazione di cereali. I terreni argillosi, morenici e molto minerali si rivelavano particolarmente adatti alla coltivazione della vite, coltivata qui sporadicamente già a partire dall’Età del Bronzo.

Le prime testimonianze di una viticoltura riservata alla produzione di vini bianchi di qualità risalgono al Rinascimento: nel corso del ‘400 Isabella d’Este Gonzaga ebbe modo di vedere “bellissime uve” presso i ruderi di una villa romana a Sirmione; Andrea Bacci nella sua trattazione “De naturali vinorum historia” del 1595 fa riferimento agli “squisiti Trebulani” e il bresciano Ottavio Rossi, nel 1693, tesse le lodi un bianco prodotto nella zona. Nel corso dei secoli i contadini e produttori della zona si sono concentrati in special modo sulla coltivazione di un'unica varietà di uva chiamata Trebbiano di Lugana e, localmente, Turbiana. Nonostante il nome, questa varietà autoctona di uva si differenzia sostanzialmente dalla famiglia dei Trebbiani presenti sulla penisola italiana per intensità e complessità aromatica e per scarsa produttività.

La stretta identificazione del vino Lugana con il territorio che si affaccia sulle rive meridionali del Lago di Garda e il suo grande successo internazionale hanno portato alla coniazione dell’affascinante e significativo soprannome di Signore del grande Lago. Per le sue caratteristiche uniche e inimitabili questa tipologia è stata tutelata da una denominazione di origine controllata già a partire dal 1967. Si tratta della prima denominazione della Lombardia, affiancata da un Consorzio che la promuove a partire dal 1990. Oggi è tra le denominazioni italiane più conosciute e apprezzate, merito anche della capacità di attrazione turistica che suscita questo territorio, di cui la doc Lugana rappresenta un simbolo.

Due province, due regioni, un unico territorio

Il Lugana Doc nasce in una zona di incantevole bellezza divenuta negli ultimi decenni una meta turistica di grande importanza. Si tratta di un territorio definito bifronte perché suddiviso in due regioni: da una parte ricade sotto la provincia di Brescia, in Lombardia, e dall’altra sotto la provincia veneta di Verona. Il territorio però rappresenta caratteristiche uniche e omogenee, con qualche piccola differenza.

Il versante lombardo, in cui si concentra la maggior parte dei vigneti, presenta un suolo argilloso più compatto e coriaceo e comprende principalmente i comuni di Desenzano, Sirmione e Pozzolengo. Questa è la patria dello stile più lacustre e sapido della denominazione, da cui nascono alcune delle celebri etichette di Cà dei Frati e anche il Lugana Zenato, da considerare come uno dei vertici della tipologia.

La parte orientale della zona è veneta, caratterizzata da una natura morfologica leggermente collinare con argille sabbiose. Il comune di riferimento è Peschiera del Garda, all’interno del quale si trovano i prestigiosi vigneti della frazione di San Benedetto, considerato come un vero e proprio cru. Tra le più celebri espressioni qui prodotte si distinguono le etichette della cantina Ottella.

Dal lago alla tavola imbandita

Il microclima temperato e costante che beneficia delle dolci e piacevoli brezze del Lago di Garda si è rivelato essere un fattore molto positivo per la coltivazione della vite e per la produzione enologica. Si tratta di una vera e propria culla climatica che ha permesso all’uva Turbiana di raggiungere grandi espressioni. A seconda del metodo di vinificazione e dei tempi di affinamento si possono produrre espressioni leggere fresche e beverine ma anche interpretazioni più corpose, morbide ed evolute.

Le espressioni più giovani sono caratterizzate da un colore giallo paglierino tenue, da profumi delicati e fragranti di mandorla fresca e fiori bianchi e da un gusto fresco, leggero, scorrevole e dissetante. Questa tipologia è quella più celebre e diffusa, consacrata anche dal poeta contemporaneo Roberto Mussapi che, in alcuni versi, lo immagina “gelato”, “bianco nella caraffa trasparente di vetro”. Si presta a molteplici abbinamenti gastronomici e risulta molto versatile. Risulta perfetto da aperitivo, con stuzzichini e tartine salate, ma anche con antipasti, pietanze fredde e piatti delicati a base di pesce.

Interpretazioni più complesse, ricche ed evolute sono quelle che si fregiano della menzione Riserva e nascono spesso da lunghi affinamenti sulle fecce fini, in acciaio o in botti di legno. Il disciplinare prescrive infatti alla Riserva un affinamento di almeno 24 mesi, di cui 6 in bottiglia. Queste espressioni sprigionano intensi sentori di frutta gialla, agrumi, miele e, in alcuni casi, di mandorle tostate. Il lugana ha un gusto morbido, avvolgente, armonico e abbastanza persistente, sempre contraddistinto da una buona freschezza. In questo caso l’abbinamento canonico è rappresentato dal pesce di lago arrostito o grigliato, ma anche pesce di mare, primi piatti al sugo di pesce o di verdure e formaggi di media stagionatura.

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