"Ciabot del Moreto" della cantina Case Corini è un vino bianco che nella sua originalità e nel suo carattere unico mantiene, come tutti i vini dell'azienda, il rispetto del terrtorio. A seguire una pressatura delicata, le uve in purezza vengono fermentate per opera di lieviti indigeni, con una macerazione della durata di 2-3 settimane. Minerale e persistente con aromi complessi di frutta secca e mela cotogna
“Ciabot del Moreto” è l’interpretazione tutta personale da parte di Case Corini dell’uva aromatica per eccellenza. Un’etichetta che parla di epoche passate, di un casottino in mezzo ai rovi di gelso, e ci lascia vagare con sguardo sorpreso sulla natura, sui gesti antichi e tradizionali dei vignaioli di famiglia.
La vigna da cui trae origine “Ciabot del Moreto” risulta impiantata nelle proprietà di Case Corini intorno al 1950, con diversi biotipi della bacca bianca aromatica tipica del territorio in cui si situa il comune di Santo Stefano Belbo. Il peculiare terreno composto di marne e sabbie astiane, con larga diffusione di limo, ospita alcune viti coltivate secondo il tradizionale sistema a gobelet, insieme ad una maggioranza di piante allevate con la più moderna potatura a spalliera. La parcella si estende sui morbidi pendii che segnano il passaggio tra le Langhe e il Monferrato, ad una quota di 230 metri sul livello del mare e le lavorazioni del suolo vengono portate avanti tramite una meccanizzazione assai leggera, onde evitare eccessivi compattamenti. La vendemmia si compie a mano, come tutte le operazioni in vigna, nel momento di perfetta maturazione e la raccolta avviene in piccole cassette. I grappoli sono pressati direttamente e in maniera delicata, mentre il mosto si avvia a fermentare per opera unicamente dei lieviti indigeni e movimentato da periodiche follature manuali. La macerazione sulle bucce si protrae fino a 3 settimane e la vinificazione ha luogo in vasca d’acciaio, scevra da qualsiasi intervento invasivo, o dall’aggiunta di additivi o anidride solforosa.
“Ciabot del Moreto” di Case Corini presenta alla vista una incredibile veste aranciata illuminata da soffusi riflessi d’ambra. Il naso è uno stordimento di complessità fruttate che viaggiano tra la polpa bianca e la mela cotogna, la frutta disidratata e quella a guscio, per sprizzare infine rinfrescanti aromi agrumati su sfondo di miele chiaro. Al palato si conferma la decisa ricchezza, in un sorso sorretto dalla decisa vena minerale e dalla lunghissima persistenza aromatica. Una espressione orange del grande classico di Santo Stefano Belbo, onora la compagnia di formaggi intensi e di carni arrostite.
Arancione con sfumature ambrate
Aromi di mela cotogna, sentori di frutta secca e note ricche di miele
Ricco, intenso, persistente, complesso, minerale