Il Sagrantino di Montefalco "Pagliaro" di Paolo Bea è un vino rosso corposo ottenuto da viti di 20 anni site a 400 metri di altitudine e affinato per 24 mesi in botti di rovere di Slavonia. Al naso è fruttato e speziato. In bocca è di ampio respiro, materico, succoso e persistente.
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Il Sagrantino "Pagliaro" di Paolo Bea è punto di riferimento assoluto nella sua tipologia, un'espressione poliedrica ed emozionante capace di coniugare ogni anno ricchezza e forza caratteriale. Giampiero Bea è una figura centrale per ciò che riguarda il mondo dei vini naturali, essendo non solo il proprietario di una delle cantine più interessanti e conosciute a livello internazionale per ciò che concerne la produzione di vini artigianali, ma anche il presidente-fondatore del consorzio Vini Veri, associazione faro nel movimento naturista. La cantina fondata dal padre di Giampiero, Paolo, ha radici molto profonde tantoché il primo imbottigliamento risale al 1980, ma il credo in vigna ed in cantina da allora è rimasto immutato: rispettare la natura senza prevaricarla, dar vita a prodotti sani, attendere il compiersi dei cicli naturali, salvaguardare i sapori della terra.
Il vino "Pagliaro" proviene da uve Sagrantino in purezza proveniente da viti di circa 20 anni poste a 400 metri di altitudine. La retroetichetta di Giampiero testimonia la totale trasparenza professata sia in vigna che in cantina, essendo riportato ogni passaggio dalla raccolta all'imbottigliamento. In vigna nessun uso di prodotto chimico o di sintesi, in modo da ottenere uve perfettamente sane e vitali. In cantina si prosegue con lo stesso credo, con aggiunte ridotte di anidride solforosa e fermentazioni che avvengono con lieviti indigeni. Le macerazioni vengono protratte a lungo, e in questo caso durano fino a 40 giorni. L'affinamento avviene per 12 mesi in acciaio inox e per altri 28 in legno rigorosamente grande prima dell'imbottigliamento. Nessuna filtrazione né chiarifica in modo da preservare totalmente il carattere del liquido.
Il "Pagliaro" Sagrantino si palesa nel bicchiere con colore rosso rubino intenso orlato da riflessi granati a seconda del grado di maturità. Il naso è un effluvio di sensazioni contrastanti, che si dipana inizialmente tra richiami alle prugne e le ciliegie sotto spirito, pronte a lasciar spazio a sferzate balsamiche e terrose. Innegabile la rusticità del quadro tratteggiato, ma il suo proporsi così spontaneo e diretto è anche uno dei suoi punti di forza. All'assaggio fa sfoggio della sua struttura imponente e naturalmente muscolosa, ma senza ostentazioni, e riempie la bocca di una materia ricca ma rilassata, supportata da un tannino maturo e perfettamente integrato. Un assaggio spiazzante, che lascia in dote una lunga ed importante eredità sia al palato che in memoria. Di certo non lo si dimentica. Unico.
Rossi rubino denso
Di more selvatiche, fichi e prugne secche, tabacco e speziato
Ampio, caldo, corposo, materico, persistente e dai tannini setosi