Il Cerasuolo di Vittoria è uno dei più autorevoli testimoni dell’antica vitivinicoltura siciliana e rappresenta oggi l’unica Docg dell’isola. Nasce dall’unione di due vitigni autoctoni a bacca rossa, Nero d’Avola e Frappato, ed è prodotto nel territorio sud-orientale, tra le province di Ragusa, Caltanissetta e Catania. Prende il nome da uno dei comuni storici di produzione che, assieme ad una decina di comuni limitrofi, mantiene l’esclusività della menzione aggiuntiva ‘Classico’. La produzione enologica nel territorio risale alla colonizzazione greca ed è proseguita senza soluzione di continuità fino a noi. I rossi qui prodotti sono generalmente fruttati e succosi, caratterizzati da una buona freschezza e da un profilo aromatico mediterraneo di fiori rossi, piccole bacche selvatiche, ciliegie ed erbe di campo. Tradizione e modernità, corpo e delicatezza, struttura e freschezza sono i binomi che rappresentano al meglio questa antica specialità enologica, tra le più conosciute e rinomate della Sicilia.
Il Cerasuolo di Vittoria è uno dei più autorevoli testimoni dell’antica vitivinicoltura siciliana e rappresenta oggi l’unica Docg dell’isola. Nasce dall’unione di due vitigni autoctoni a bacca rossa, Nero d’Avola e Frappato, ed è prodotto nel territorio sud-orientale, tra le province di Ragusa, Caltanissetta e Catania. Prende il nome da uno dei comuni storici di produzione che, assieme ad una decina di comuni limitrofi, mantiene l’esclusività della menzione aggiuntiva ‘Classico’. La produzione enologica nel territorio risale alla colonizzazione greca ed è proseguita senza soluzione di continuità fino a noi. I rossi qui prodotti sono generalmente fruttati e succosi, caratterizzati da una buona freschezza e da un profilo aromatico mediterraneo di fiori rossi, piccole bacche selvatiche, ciliegie ed erbe di campo. Tradizione e modernità, corpo e delicatezza, struttura e freschezza sono i binomi che rappresentano al meglio questa antica specialità enologica, tra le più conosciute e rinomate della Sicilia.
Il Cerasuolo di Vittoria rappresenta una delle più ricercate produzioni siciliane, territorio nel quale si sono succedute nel corso del tempo diverse dominazioni, ognuna delle quali con le sue usanze e tradizioni. La vitivinicoltura fu introdotta nella Sicilia meridionale e orientale dagli antichi Greci a partire dal VII secolo, quando fondarono diverse colonie, tra cui la città di Siracusa. Una delle prime testimonianze è in questo senso offerta dalla Plaga Mesopotamium, una lamina di piombo su cui è stato redatto il testo notarile di vendita di un vigneto situato nei pressi di Kamarina, antica insediamento dorico del Ragusano. Si tratta di un reperto archeologico risalente al III secolo a.C. che testimonia in maniera inequivocabile l’importanza della produzione enologica nell’area. Il ritrovamento di antiche anfore vinarie sul fondale del mare ha confermato l’importanza vitivinicola della zona già in tempi antichi.
È inoltre attestato come già a partire dal Cinquecento l’antico scalo commerciale chiamato Scoglitti fosse divenuto un importante centro commerciale per l’esportazione di vini rossi, apprezzati per la loro capacità di conservarsi durante il trasporto. Quando nel 1607 fu fondata la città, la sua fondatrice spagnola Vittoria Colonna Henriquez incentivò la viticoltura e la produzione enologica, concedendo vigneti a 75 coloni a patto che impiantassero vigneti. A quel tempo i rossi del territorio erano conosciuti con il nome della città, con quello di Scoglitti oppure con quello di Mesopotamium.
Nel corso dell’Ottocento alcuni studiosi e intellettuali hanno lodato la vocazione viticola del territorio e i suoi prodotti: l’abate Paolo Balsamo definisce il tipico rosso come “il migliori di quelli da pasto di tutta l’isola”, mentre il fiorentino Domenico Sestini “ottimo, generoso e grato al palato”. A partire dai primi anni del Novecento prende piede uno stile di produzione più moderno e i produttori scelgono di dare vita ad espressioni meno intense e colorate, di moderato tenore alcolico, fresche, fragranti e profumate. Questo stile è quello che ancora oggi caratterizza la maggior parte della produzione del territorio, comprese alcune celebri versioni come il Gulfi Cerasuolo di Vittoria, ormai conosciuto a livello nazionale e le etichette di Planeta e Donnafugata.
Questa tipologia è stata riconosciuta Denominazione di Origine Controllata e Garantita per decreto ministeriale a partire da settembre 2005. Il disciplinare prevede norme precise di produzione e stabilisci i confini territoriali. La zona comprende diversi comuni della provincia di Ragusa (Vittoria, Comiso, Acate, Chiaramonte Gulfi e Santa Croce Camerina) e parte del territorio delle province di Caltanissetta e Catania. La menzione di Cerasuolo di Vittoria Classico si applica ai già citati comuni in provincia di Ragusa ma anche a parte dei comuni di Niscemi, Gela, Caltagirone e Licodia Eubea, purché l’affinamento si protragga almeno fino al 31 marzo del secondo anno successivo alla vendemmia.
La base ampelografica della produzione è composta da Nero d’Avola per il 50-70% e da Frappato per il 30-50%. Le vigne devono essere coltivate ad alberello oppure a spalliera semplice, con impianti di almeno 4.000 ceppi per ettaro, e le uve devono garantire un titolo alcolometrico volumico di almeno 12,5%. Le pratiche di vinificazione e affinamento devono svolgersi all’interno del territorio circoscritto ma è lasciato piena libertà sul tipo di contenitori utilizzati per l’invecchiamento. L’importante è che la tipologia non venga messa in commercio prima di giugno dell’anno successivo alla vendemmia.
Il vino Cerasuolo di Vittoria rispecchia il territorio da cui nasce: un’area di oltre 124.000 ettari che si affaccia sul mar Mediterraneo e che risente delle calde brezze che giungono dall’Africa. Il clima è caldo, segnato da aridità e da scarse precipitazioni, con significative escursioni termiche nei mesi estivi, mentre il suolo è prevalentemente calcareo, con importante presenza di sabbie e terre rosse. L’intera area di produzione può essere suddivisa in zona costiera, in zona di media collina, fino a 350 metri di altitudine, e in zona di alta collina, corrispondente alle alture dei monti Iblei. La conformazione e le caratteristiche del territorio conferiscono alle uve di Nero d’Avola e Frappato qui prodotte un profilo mediterraneo unico e inconfondibile e una personalità generosa e ricca di frutto. Il calore del sole che illumina il territorio concorre alla morbidezza di questa varietà enologica, mentre uno stilo produttivo condiviso da molti produttori, focalizzato sull’eleganza e sulla piacevolezza, favorisce la salvaguardia della freschezza e dell’immediata fragranza tipiche dell’uva Frappato.
Queste caratteristiche conferiscono alla tipologia un’ottima versatilità gastronomica e gli abbinamenti migliori sono offerti dalla cucina leggera mediterranea. In questo senso sono da consigliare primi piatti con sughi speziati e saporiti, a base di carne o verdure, ma anche paste ripiene e grigliate con carni rosse delicate o carni bianche. Minestre di cereali, risotti saporiti, coniglio in umido e pollo alla cacciatore sono alcuni dei migliori abbinamenti. Le espressioni più fresche e leggere si accompagnano bene anche a piatti di mare saporiti come brodetti al pomodoro, seppie con i piselli, cozze al pomodoro piccante e calamari ripieni. Alcuni produttori consigliano l’accostamento con la pizza marinara, per un’esperienza gustativa semplice e conviviale.
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