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Erbaluce

L’Erbaluce è uno dei vitigni a bacca bianca più antichi e tipici del Piemonte, divenuto oggetto, negli ultimi anni, di un’importante opera di riscoperta e valorizzazione. Le prime testimonianze della sua esistenza risalgono al XVII secolo e la sua zona d’origine è stata identificata con la fascia prealpina della provincia di Torino, in particolare con il Canavese, dove è ancora oggi molto diffuso. La sua produzione è strettamente legata al territorio collinare di Caluso, tutelato da una Docg istituita nel 2010 che comprende anche alcuni territori delle provincie di Biella e Vercelli. Da quest’uva si ottengono importanti passiti e diversi spumanti ma anche bianchi freschi e minerali, a volte invecchiati in legno, dotati di energia e vitalità, nonché di un discreto potenziale di invecchiamento. Si tratta di espressioni territoriali del Piemonte settentrionale che hanno un’origine antica, riscoperta da alcuni produttori con notevole successo.

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L’Erbaluce è uno dei vitigni a bacca bianca più antichi e tipici del Piemonte, divenuto oggetto, negli ultimi anni, di un’importante opera di riscoperta e valorizzazione. Le prime testimonianze della sua esistenza risalgono al XVII secolo e la sua zona d’origine è stata identificata con la fascia prealpina della provincia di Torino, in particolare con il Canavese, dove è ancora oggi molto diffuso. La sua produzione è strettamente legata al territorio collinare di Caluso, tutelato da una Docg istituita nel 2010 che comprende anche alcuni territori delle provincie di Biella e Vercelli. Da quest’uva si ottengono importanti passiti e diversi spumanti ma anche bianchi freschi e minerali, a volte invecchiati in legno, dotati di energia e vitalità, nonché di un discreto potenziale di invecchiamento. Si tratta di espressioni territoriali del Piemonte settentrionale che hanno un’origine antica, riscoperta da alcuni produttori con notevole successo.

Storia ed etimologia dell’Erbaluce

Le prime testimonianze della coltivazione di uve utilizzate per la produzione di vino Erbaluce risalgono al 1606. Ne fa menzione Giovanni Battista Croce, orefice alla corta del duca Carlo Emanuele I, nel suo trattato Della eccellenza e diversità de i vini che nella montagna di Torino si fanno e del modo di farli. Tra le più tipiche espressioni del territorio Croce annovera le interpretazioni dolci ottenute dal vitigno ‘Erbalus’.

Nello stesso trattato è spiegata anche l’etimologia del nome, riconducibile alla locuzione latina “Alba Lux”. I grappoli di questa varietà, dotata di una buccia molto spessa, diventano infatti molto luminosi, con tonalità tendenti all’oro e all’ambra, nel periodo autunnale, in particolare nelle parti meglio esposte al sole. Con spirito di osservazione Croce paragona gli acini a pietre preziose e scrive che l’uva “biancheggiando risplende” e che, in fase di maturazione, diventa “rostita e colorita”.

Gli studiosi hanno identificato il territorio di origine con le zone collinare e prealpine della provincia di Torino, comprese nell’area detta Canavese. Il piccolo comune di Caluso, compreso in quest’area, è infatti ancora oggi il più importante e storico centro di produzione. Viene coltivata anche nelle colline di Biella e Vercelli e, tradizionalmente, anche nel Novarese, dove è conosciuta con il nome di Greco. Gli studi ampelografici hanno confermato la distinzione dalle altre uve bianche tipiche del Piemonte, individuando, dal punto di vista genetico, una lontana parentela con il Greco campano, ma non è stato possibile ricostruire nel dettaglio le vicende storiche della sua diffusione. Probabilmente fu portata nel nord Italia dagli antichi Romani.

Dal XVII secolo fino ad oggi quest’uva è rimasta confinata nel territorio del nord del Piemonte, dove oggi è stata riscoperta e valorizzata da bravi produttori che stanno facendo conoscere le loro interpretazioni in Italia e nel mondo. Tradizionalmente viene elaborato in versione secca o passita ma oggi, con grande successo, è stata scoperta la sua grande predisposizione a dare vita a spumanti Metodo Classico di alto livello.

Breve sintesi del Disciplinare di Produzione

L’Erbaluce Docg di Caluso è la più celebre espressione di questo vitigno, nonché l’unica denominazione che può riportarne il nome. È stata istituita recentemente, nell’ottobre 2010, mentre la prima Doc risale al 1967. Sono ammesse quattro differenti espressioni del vino bianco Erbaluce: oltre alla secca, le versioni spumante, passito e passito riserva. Il territorio di produzione corrisponde a 32 comuni della provincia di Torino, tra cui il più famoso dà il nome alla denominazione, a cui si aggiunge un comune della provincia di Vercelli e due di quella di Biella. I vigneti devono trovarsi ad un’altitudine compresa tra 200 e 500 metri sopra il livello del mare e devono essere radicati su terreni morenici.

Il disciplinare prevede norme specifiche e severe sulle rese massime in vigna e sul titolo alcolometrico minimo. La versione passita deve invecchiare per almeno 36 mesi prima della commercializzazione mentre lo spumante, da ottenere con Metodo Classico, deve affinare sui lieviti in bottiglia per almeno 15 mesi. La versione secca invece non necessita di particolari invecchiamenti: oggi alcuni produttori la vinificano solo in acciaio per valorizzarne la tipica freschezza, è il caso dell’Erbaluce Orsolani, frutto dell’esperienza di questa cantina del Canavese. Altri produttori prediligono un breve affinamento in barrique, come nel caso di Ferrando e Benito Favaro.

Le principali caratteristiche e i migliori abbinamenti

Le produzioni enologiche di questo vitigno sono contraddistinte da un’ottima freschezza, in parte dovuta alle caratteristiche della pianta stessa, in parte all’ambiente pedoclimatico. La versione secca ha generalmente profumi delicati e piacevoli di fiori di campo e agrumi e un gusto asciutto, sapido, rinfrescante e leggermente amarognolo in chiusura.

Si sposa alla perfezione con raffinati piatti a base di pesce ma anche con antipasti, aperitivi e stuzzichini. È dotato di una grande versatilità gastronomica, ma i più classici abbinamenti Erbaluce sono senz’altro a base di crostacei, frutti di mare, grigliate di mare delicate e brodetti in bianco. La sua ottima freschezza lo rende adatto ad accompagnare anche fritture di pesce o di verdure per un’esperienza sensoriale in grado di regalare grandi soddisfazioni.

La versione passita invece è ottima con la pasticceria secca o con formaggi saporiti. Il perfetto connubio tra freschezza, dolcezza e morbidezza la rende molto elegante, equilibrata e piacevole. Per approfondire la conoscenza di questo vitigno tipico del territorio piemontese settentrionale ti consigliamo di provare le etichette in disponibili nella nostra enoteca online.

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