Protagonista della viticoltura sulle pendici dell’Etna, il Carricante riesce sempre a dar vita ad espressioni intense, di buona struttura e longevità. Deve il suo nome all'abbondante e generosa produzione che riserva da secoli ai contadini siciliani che lo coltivano, tanto abbondante da "riempire il carro". Molto diffuso in passato, ora viene coltivato soprattutto nelle quote più alte della regione siciliana, al fine di sfruttare a proprio favore l'escursione termica e il vento per generare una maggiore aromaticità nell'acino. Freschezza e sapidità contraddistinguono il bianco a cui dà vita, animato da un sorso pieno e vibrante e da un profilo aromatico complesso che spazia da sensazioni di mela e zagara fino all'anice. Oggi questa specialità tipicamente isolana assume un ruolo di primo piano nella rinascita culturale e artistica dell’enologia di qualità in Sicilia.
Protagonista della viticoltura sulle pendici dell’Etna, il Carricante riesce sempre a dar vita ad espressioni intense, di buona struttura e longevità. Deve il suo nome all'abbondante e generosa produzione che riserva da secoli ai contadini siciliani che lo coltivano, tanto abbondante da "riempire il carro". Molto diffuso in passato, ora viene coltivato soprattutto nelle quote più alte della regione siciliana, al fine di sfruttare a proprio favore l'escursione termica e il vento per generare una maggiore aromaticità nell'acino. Freschezza e sapidità contraddistinguono il bianco a cui dà vita, animato da un sorso pieno e vibrante e da un profilo aromatico complesso che spazia da sensazioni di mela e zagara fino all'anice. Oggi questa specialità tipicamente isolana assume un ruolo di primo piano nella rinascita culturale e artistica dell’enologia di qualità in Sicilia.
Si tratta di un vitigno antichissimo a bacca bianca, coltivato in Sicilia sin dalla notte dei tempi. Questo nome gli fu attribuito alcune centinaia di anni fa dai contadini di Viagrande, sulle colline catanesi, probabilmente in virtù della sua grande produttività, che permetteva di “riempire il carro” con facilità. Questi coltivatori furono i primi a individuarlo e a selezionarne i cloni, diffondendolo in tutto il territorio. È probabile comunque che la varietà fosse giunta nel catanese dalla Calabria, dove sarebbe stato portato in antichità dalle navi greche. L’archeologo Domenico Sestini descrisse, nelle “Memorie di vini siciliani” del 1774, la pratica dei viticoltori dell’Etna di lasciare affinare il vino bianco sulle fecce in botti di legno, in modo da favorire lo svolgersi completo della fermentazione malolattica in primavera. Questa pratica è ancora oggi utilizzata per la produzione del Carricante migliore e più intenso, molto spesso invecchiato sulle fecce fini in botti di rovere. A partire dalla fine del XIX secolo il vitigno si diffuse in molte zone dell’isola, in particolare nelle province di Agrigento, Ragusa e Caltanisetta, rimanendo però sempre identificato con il territorio di Catania. Oggi viene coltivato soprattutto sulle più alte pendici dell’Etna, dove dà vita al prestigioso e complesso Etna Bianco. Il suo territorio più vocato è rappresentato, in maniera particolare, dalle contrade più elevate del versante est del vulcano, tra 750 e 950 metri di altitudine. A causa del clima freddo e poco soleggiato qui il Nerello Mascalese fatica a maturare, mentre le uve bianche raggiungono la loro massima espressione. I migliori vigneti sono situati sulle contrade del comune di Milo: i centenari vigneti ad alberello, disposti su ripidi terrazzamenti, convivono qui con boschi e frutteti. La natura vulcanica dei terreni, il clima rigido e freddo tutto l’anno e le importanti escursioni termiche permettono al vitigno di assumere quella freschezza e quella mineralità tipica della tipologia, in grado di esprimersi poi nel calice con innata eleganza, manifestando anche un grandissimo potenziale d’invecchiamento.
Energia, forza, vitalità, mineralità, freschezza e grande potenziale d’invecchiamento caratterizzano questa espressione. Si tratta a tutti gli effetti di uno dei più nobili vini siciliani, conosciuto e amato in tutto il mondo. Del suo carattere fresco e minerale, a tratti aspro, Mario Soldati aveva scritto “raccoglie e fonde, nella sua freschezza e nella sua vena nascosta di affumicato, le nevi perenni della vetta e il fuoco del vulcano”. Nulla può illustrare meglio di questa evocativa descrizione le caratteristiche di questo nobile bianco. Non si tratta di un vitigno aromatico, ma la composizione delle sue molecole favorisce, con il tempo, lo sviluppo di aromi complessi e idrocarburici. Il grappolo è dotato di un’importante acidità fissa, consistente perlopiù in acido malico, per questo molti produttori favoriscono il completamento della fermentazione malolattica. In questo modo la sferzante freschezza del vitigno viene arrotondata e ammorbidita. I terreni vulcanici sono i principali responsabili della ricca mineralità di questa tipologia, caratterizzata, come notava da Mario Soldati, da caratteristiche note saline e affumicate. Accanto a questi, è facile ritrovare anche sentori di miele, zagara, agrumi, frutta bianca matura ed erbe aromatiche. Questa fitta trama minerale, unita ad una tipica e vibrante freschezza, garantiscono un lungo potenziale d’invecchiamento. Nel migliore dei casi può anche infatti superare brillantemente anche dieci anni di invecchiamento.
La rinascita enologica e culturale della Sicilia negli ultimi decenni ha portato alla valorizzazione di questo antico vitigno isolano. Dalla riscoperta delle più autentiche tradizioni contadine molte cantine producono oggi espressioni nobili e aristocratiche, dotate di complessità, ricchezza ed eleganza. Non solo i grandi produttori sono gli artefici di questa riscoperta, ma anche i piccoli vignaioli artigiani, custodi di un patrimonio di conoscenze secolari. Accanto ad espressioni più celebri e blasonate come il Carricante Planeta, esistono altre piccole produzione di Etna Bianco, firmate da cantine come Vivera e Tenuta di Fessina. Con il Carricante gli abbinamenti migliori sono quelli a base di pesce. La freschezza e la mineralità di questo bianco lo rendono un perfetto abbinamento con gamberi, crostacei, frutti di mare, grigliate e fritture. Piatti saporiti a base di verdure come primi piatti, torte salate o parmigiana di melanzane sono ottime alternative. Le espressioni più evolute, invecchiate e strutturate possono essere accostate anche a carni bianche speziate o a formaggi di media stagionatura.
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