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Grechetto

Con il nome di Grechetto si identifica una famiglia di vitigni a bacca bianca molto diffusi in tutta l’Italia Centrale, in particolar modo in Umbria. Gli studiosi hanno ricondotto l’origine di queste uve agli antichi vigneti del Mediterraneo orientale, da cui sarebbero giunte in Italia grazie all’iniziativa dei Greci, come sembra suggerire anche il nome. Dalla vinificazione di queste varietà si ottengono bianchi dal profilo intenso e fruttato, di buon tenore alcolico, non privi di corpo, struttura e complessità specialmente se ottenuti da uve passite o raccolte tardivamente e se sottoposti ad invecchiamenti in legno. Le più comuni denominazioni sono quelle di Orvieto, Montefalco, Torgiano e Colli Martani, ma molte altre ne prevedono l’utilizzo, esprimendo così al meglio l’anima enologica bianca dell’Appennino centrale.

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87 -@@-5-Veronelli
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93 -@@-11-Luca Maroni
91 -@@-7-Robert Parker
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2 -@@-1-Gambero Rosso
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4 -@@-3-Bibenda
2 -@@-1-Gambero Rosso
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88 -@@-5-Veronelli
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88 -@@-5-Veronelli
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87 -@@-5-Veronelli
93 -@@-11-Luca Maroni
91 -@@-7-Robert Parker
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94 -@@-11-Luca Maroni
4 -@@-2-Vitae AIS
93 -@@-7-Robert Parker
31,00 
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92 -@@-7-Robert Parker
3 -@@-1-Gambero Rosso
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Con il nome di Grechetto si identifica una famiglia di vitigni a bacca bianca molto diffusi in tutta l’Italia Centrale, in particolar modo in Umbria. Gli studiosi hanno ricondotto l’origine di queste uve agli antichi vigneti del Mediterraneo orientale, da cui sarebbero giunte in Italia grazie all’iniziativa dei Greci, come sembra suggerire anche il nome. Dalla vinificazione di queste varietà si ottengono bianchi dal profilo intenso e fruttato, di buon tenore alcolico, non privi di corpo, struttura e complessità specialmente se ottenuti da uve passite o raccolte tardivamente e se sottoposti ad invecchiamenti in legno. Le più comuni denominazioni sono quelle di Orvieto, Montefalco, Torgiano e Colli Martani, ma molte altre ne prevedono l’utilizzo, esprimendo così al meglio l’anima enologica bianca dell’Appennino centrale.

Una famiglia dalle origini differenti

Con lo stesso nome, che tradisce un’origine greca e mediterranea, viene tradizionalmente identificata un’intera famiglia di vitigni bianchi coltivati in Italia Centrale, in particolar modo in Umbria, ma anche nelle regioni confinanti: Marche, Lazio e Toscana. Nelle varie località può assumere nomi differenti, tra cui: Greco Spoletino, Pulce, uva di San Martino e Strozzavolpe. I moderni studi ampelografici hanno anche permesso di individuare, all’interno di questa famiglia, i due vitigni più diffusi e noti, quello di Orvieto e quello di Todi, soprannominato anche Gentile. Il primo, conosciuto tecnicamente come clone G109, è il più diffuso, anche se meno produttivo. Il secondo, cioè il clone G5, è presente nella provincia di Perugia e, in misura ridotta, anche in Emilia Romagna, dove viene chiamato Pignoletto oppure Rébola Riminese. Quest’ultimo risulta più semplice e fresco, caratterizzato da una piacevole morbidezza. Entrambi questi vitigni vengono tradizionalmente e comunemente conosciuti come Grechetto Umbria, senza distinzione. Nonostante la diversità, si è deciso di mantenere lo stesso nome per entrambi, come vuole la tradizione, aggiungendo eventualmente l’appellazione geografica identificativa: Orvieto o Todi. Nelle famose denominazioni di Montefalco, Torgiano e Ovieto possono quindi concorrere entrambe la varietà.

Identità e caratteristiche organolettiche

Dalla vinificazione di queste varietà si ottiene generalmente un vino bianco giovane e profumato, dal profilo olfattivo intenso e piacevole e dal gusto morbido e rotondo. Quando utilizzato in assemblaggio con altre uve riesce a donare corpo, calore e struttura per via della sua esuberante personalità. Un numero sempre maggiore di produttori, per attenuarne l’attitudine dell’uva a raggiungere una significativa gradazione alcolica, privilegia espressioni sempre meno concentrate, più fresche, giovani e leggere. Il miglior Grechetto è sempre però caratterizzato da corpo, calore e morbidezza. Dai grappoli più maturi, o parzialmente appassiti, e con invecchiamenti il legno, riesce ad esprimere grande intensità e complessità, nonché un buon potenziale di invecchiamento. Tra queste espressioni spiccano per esempio le etichette di Sergio Mottura Grechetto, oltre a quelle di Barberani. Da sempre considerato come un bianco semplice da consumare quotidianamente, oggi sempre più produttori sono impegnati nella sua valorizzazione, facendosi artefici di espressioni sempre più complesse ed eleganti. Alcuni produttori artigiani hanno anche sperimentato la macerazione sulle bucce con questa varietà, raggiungendo ottimi risultati, apprezzati soprattutto da nicchie di appassionati.

Grechetto abbinamenti di gusto

Le espressioni più giovani e semplici possono essere consumate in occasioni informali, sulla tavola quotidiana oppure nel corso di aperitivi a base di pesce o verdure. Le etichette più importanti invece richiedono abbinamenti più impegnativi, che possono arrivare fino ai formaggi stagionati o erborinati. Questi ultimi abbinamenti risultano ottimali soprattutto con vendemmie tardive o versioni passite. Le sfumature minerali, marine e leggermente salmastre della varietà suggeriscono l’accostamento con primi e secondi piatti di mare: spaghetti allo scoglio, brodetti di pesce, grigliate, crostacei e frutti di mare. In alternativa si può optare per carni bianchi, formaggi, verdure e primi piatti. Si tratta in genere di espressioni molto versatili, che permettono una scelta ampia ed inesauribile.

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