Le differenti espressioni di Etna Rosato rappresentano oggi una delle tipologie più nuove e interessanti del panorama enologico degli ultimi anni, frutto del moderno rinascimento vinicolo che sta interessando la Sicilia e tutto il Sud Italia. Niente a che vedere con la delicatezza dei Chiaretti del Garda e neanche con la morbidezza intensamente fruttata del Salento; questa tipologia è caratterizzata da una notevole tensione minerale e da una scintillante freschezza, con nuance aromatiche sottili e agrumate, merito di un territorio in grado di imprimere una forte identità vulcanica alla produzione. Viene ottenuto da uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio coltivate lungo le alte pendici del vulcano, sottoposte a brevi macerazioni e in grado così di esprimere, l’eccellenza di un territorio unico al mondo.
Le differenti espressioni di Etna Rosato rappresentano oggi una delle tipologie più nuove e interessanti del panorama enologico degli ultimi anni, frutto del moderno rinascimento vinicolo che sta interessando la Sicilia e tutto il Sud Italia. Niente a che vedere con la delicatezza dei Chiaretti del Garda e neanche con la morbidezza intensamente fruttata del Salento; questa tipologia è caratterizzata da una notevole tensione minerale e da una scintillante freschezza, con nuance aromatiche sottili e agrumate, merito di un territorio in grado di imprimere una forte identità vulcanica alla produzione. Viene ottenuto da uve Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio coltivate lungo le alte pendici del vulcano, sottoposte a brevi macerazioni e in grado così di esprimere, l’eccellenza di un territorio unico al mondo.
La qualità delle produzioni enologiche che trovano origine alle pendici dell’Etna è storicamente nota sin dal Cinquecento, quando Andrea Bacci le citava nel suo “De naturali vinorum historia” elogiandone il gusto, dovuto principalmente alla natura dei suoli ricchi di cenere del vulcano che alimentano le viti, allevate ad alberello. Il vitigno principe coltivato in questo territorio è di sicuro il Nerello Mascalese, che prende il suo nome dalla sua contrada di provenienza, ossia Mascali. Per via delle sue variegate e polivalenti caratteristiche organolettiche naturali riesce a rendere magnificamente se vinificato in rosso, ma è capace di esprimersi con grande stile anche per quanto concerne la produzione di vino rosato, dato il suo spiccato contenuto di sostanze che donano freschezza e ricchezza aromatica. Concorre alla produzione delle grandi espressioni del terroir etneo anche il Nerello Cappuccio, così denominato per la forma che assume il suo manto fogliare, ricurvo sui grappoli come, appunto, un cappuccio. Viene utilizzato soprattutto per aggiungere ai mosti colore e profumi di natura speziata. Per l’elaborazione dell’Etna Rosato Doc si attua nello specifico una tecnica che consiste nella pressatura delle uve con conseguente macerazione delle vinacce all’interno del mosto per un breve periodo di tempo: solitamente inferiore alle 3 o 4 ore. Questo periodo è necessario per far sì che il mosto fiore, bianco di natura, assuma una leggera sfumatura rosata. Questa nuance di colore viene ceduta dalla pigmentazione naturale contenuta nelle bucce degli acini di uva rossa, di cui il Nerello è ricco, e che è in grado di conferire anche delle delicate ma decisamente godibili e inebrianti caratteristiche: una morbidezza accentuata, ma anche una maggior ricchezza di aromi fruttati. Nasce così il moderno testimone dal gusto contemporaneo e cosmopolita del più famoso terroir di origine vulcanica d’Italia.
Rispetto alle altre espressioni enologiche in rosa, questa è caratterizzata offre una ricca sapidità e una tensione quasi salina, riconducibile ai terreni vulcanici e minerali in cui crescono le viti ad alberello di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio. Le notevoli altitudini, che possono raggiungere e superare anche i 1.000 metri sopra il livello del mare, e il clima molto ventilato contribuiscono a conferire a questi vini siciliani un carattere sottile, snello ed elegante. Il profilo aromatico è caratterizzato da eleganza e mineralità, oltre che da sentori di piccoli frutti rossi, ciliegie fresche, scorza di agrumi ed erbe aromatiche. Il gusto è di norma secco, asciutto, rinfrescante e saporito, attraversato da una bella sapidità che, in certi casi, può assumere tonalità leggermente affumicate. Tra i produttori che hanno valorizzato di più questa tipologia spicca senz’altro la cantina Girolamo Russo, ma anche altre realtà importanti come Graci, Tenuta delle Terre Nere e Tornatore. Vignaioli come Cornelissen e SRC sono divenuti celebri per interpretazioni spontanee e anticonvenzionali, in grado di entusiasmare i degustatori più esperti e appassionati. Sul versante gastronomico, poi, riesce particolarmente semplice trovare diversi abbinamenti di Etna Rosato che riescano a glorificare e ad amplificare le percezioni gustative che fornisce la cucina siciliana di mare. Dalla ricca mineralità, che si percepisce come sfumatura sapida e salina, si può prendere spunto per l’abbinamento con preparazioni gastronomiche che denotano marcati sentori aromatici di natura marina. È il caso del primo piatto siciliano più famoso nel mondo, ovvero la pasta con le sarde condita con il finocchietto selvatico, che necessita di freschezza e morbidezza accentuata per smorzare gli aromi intensi dati dal pesce azzurro, ma contemporaneamente ha bisogno di una spinta sapida importante per creare un’armonia di godibile piacere.
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