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Valtellina Superiore

Il Valtellina Superiore DOCG è una denominazione dell’area vitivinicola della provincia di Sondrio. Si tratta di un rosso elegante e strutturato prodotto a partire dal vitigno Nebbiolo, localmente denominato Chiavennasca, che può riportare in etichetta la menzione di provenienza da una delle cinque sottozone: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella. Ognuna ha caratteristiche ed espressioni diverse. L’inferno, per esempio, che è la più piccola area coltivata, deve il suo nome al calore che emanano i sassi scaldati dal bollente sole estivo. La fama del territorio è tra le più antiche d’Italia e, dal punto di vista viticolo, era già conosciuta dagli antichi Romani, ma divenne ancora più alta quando, alcuni secoli dopo, i vigneti divennero di proprietà del Monastero di Sant’Ambrogio di Milano. Nella natura incantata della valle, tra le Alpi e il fiume Adda, la viticoltura avviene su terrazzamenti impervi dove il Nebbiolo dà alla luce questa eccellenza enologica italiana.

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3 -@@-2-Vitae AIS
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Il Valtellina Superiore DOCG è una denominazione dell’area vitivinicola della provincia di Sondrio. Si tratta di un rosso elegante e strutturato prodotto a partire dal vitigno Nebbiolo, localmente denominato Chiavennasca, che può riportare in etichetta la menzione di provenienza da una delle cinque sottozone: Maroggia, Sassella, Grumello, Inferno e Valgella. Ognuna ha caratteristiche ed espressioni diverse. L’inferno, per esempio, che è la più piccola area coltivata, deve il suo nome al calore che emanano i sassi scaldati dal bollente sole estivo. La fama del territorio è tra le più antiche d’Italia e, dal punto di vista viticolo, era già conosciuta dagli antichi Romani, ma divenne ancora più alta quando, alcuni secoli dopo, i vigneti divennero di proprietà del Monastero di Sant’Ambrogio di Milano. Nella natura incantata della valle, tra le Alpi e il fiume Adda, la viticoltura avviene su terrazzamenti impervi dove il Nebbiolo dà alla luce questa eccellenza enologica italiana.

Storia e territorio: tra granito e viticoltura eroica

Il Valtellina Superiore è sicuramente tra le più alte espressioni di vino rosso proveniente dalla regione Lombardia, sia in termini di finezza che di intensità gustativa e deve questa grandezza al particolare territorio che ospita i vigneti da cui si ottiene. Le prime testimonianze che vedono la coltivazione della vite sulle montagne valtellinesi risalgono all’epoca Carolingia, con l’intensificazione dei lavori atti ad aumentare la superficie vitata degli appezzamenti di terra durante il Basso Medioevo, strappati alla roccia delle montagne circostanti e svolta soprattutto grazie all’opera dei monaci benedettini presenti in valle. Qui un unico vitigno recita il ruolo di protagonista indiscusso, ossia il Nebbiolo, che cresce in questa zona viticola nel biotipo denominato “Chiavennasca” e si conferma ancora campione di eleganza e struttura. Questa valle alpina risulta però di particolare interesse poiché si divide con precisione tra due gruppi montuosi separati, dove l’unico versante vocato alla coltivazione di vigneti è quello rivolto verso sud e appartenente al blocco geologico delle Alpi Retiche, dove l’esposizione alla luce è nettamente più favorevole alla vegetazione rispetto al dirimpettaio versante Orobico, più freddo e ombroso.

La natura dei suoli scoscesi presenta ampie quantità di granito che si riflette in questi grandi rossi da invecchiamento attraverso una spiccata sapidità rocciosa, alle volte di natura quasi salina per la ricchezza di sostanze minerali che i grappoli contengono. I vigneti vengono coltivati su terrazzamenti ripidi impervi, che obbligano i produttori a svolgere una viticoltura eroica e rigorosamente manuale, difficoltosa nelle tecniche ma pregna

Le 5 sottozone: inconfondibili indizi di terroir

Tra tutte le aree dei vini lombardi è raro riuscire a trovare un territorio con delle caratteristiche a livello di singole sottozone così ben diversificate tra di loro. Ognuna delle 5 sottozone infatti sviluppa delle differenze che delineano con fedeltà le diverse provenienze, di seguito elencate e descritte. Inferno: il nome di quest’area prende probabilmente il suo nome dalle alte temperature che raggiungono i terrazzamenti tra i comuni di Poggiridenti e Tresivio durante il periodo estivo, ma potrebbe anche derivare dalle ambientazioni collinari poco accessibili e decisamente impervie. È la più piccola delle sottozone e si estende per 55 ettari. L’Inferno tra tutti è sicuramente la più austera delle espressioni di questo territorio, soprattutto nella versione Valtellina Superiore Riserva, dove si caratterizza per fragranze avvolgenti, armonia gustativa e tannini più nobili e delicati. Sassella: indubbiamente la sottozona più famosa a livello di nomea. Si estende da Castione Stivenno fino alla zona ovest della città di Sondrio in un’area di ottima esposizione ma poco accessibile e prende il nome dall’omonima chiesa. Il suo profumo avvolgente si esalta con l’invecchiamento e risulta pieno e corposo e lievemente tannico. Il Sassella è probabilmente il più armonico tra tutti i rossi valtellinesi e spicca soprattutto per la sua freschezza vibrante. Grumello: situata a nord est del capoluogo, prende il nome dall’omonimo castello (datato XIII secolo) che si impone fiero sulla vallata. Si estende per 78 ettari e al profumo risulta il più sottile ed elegante, mentre al sorso è ampiamente vellutato e armonico, asciutto e di corpo. Valgella: i suoi 137 ettari la rendono la sottozona più estesa della valle, situata tra i comuni di Chiuro e Teglio compresi. Il suo nome deriva dal termine latino che sta per “piccola valle” ossia “vallicula”. Risulta il più morbido di tutti ma rivela un olfatto più etereo e delicato, rotondo e morbido, solcato da affascinanti profumi floreali che lo rendono particolarmente gustoso anche se consumato in gioventù. Maroggia: la prima testimonianza relativa a questa zona è da attribuire a Benigno de Medici che durante la metà del Quattrocento venne a contatto con la gastronomia locale e definì il Nebbiolo dell’area come “firmum et dulce”, corposo e amabile. Situata all’interno del comune di Berbenno in Valtellina, è la sottozona riconosciuta più recentemente dal consorzio, ossia nel 2002. I soli 25 ettari di vigneto obbligano quest’area ad una produzione molto limitata e si differenzia per un profumo spiccatamente etereo e per un gusto armonico, vellutato e giustamente tannico.

Analisi sensoriale del Valtellina Superiore

Nonostante le ben chiare differenze di sottozona, il Nebbiolo delle Alpi mostra caratteristiche similari e continue, a partire dal colore granato limpido e trasparente che vira verso l’arancio durante l’invecchiamento e dal bouquet che ricorda spesso le erbe alpine, le rose appassite e la frutta scura, non necessariamente matura ma più volentieri fresca, citrina e croccante come i lamponi e il ribes rosso. Come anche il Dirupi Valtellina Superiore, questo nettare rivela un sorso pieno e avvolgente, dalla vena fresca più spiccata rispetto ai cugini di Langa, ma dalla sapidità minerale che incredibilmente ricorda proprio la roccia umida, il granito, il sale.

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