Tra le zone vitivinicole più importanti e significative d’Italia un posto di rilievo viene assunto dalla Valpolicella, un’area collinare che comprende diversi comuni della provincia di Verona. Si tratta di un territorio di antica tradizione enologica, le cui espressioni erano note già ai Romani e a scrittori latini come Plinio il Vecchio, Virgilio, Marziale e Svetonio. Oggi, a partire da una ricca varietà di vitigni autoctoni a bacca rossa, tra cui spiccano Corvina, Corvinone e Rondinella, si producono rossi che possono assumere stili molto differenti tra loro a seconda dei metodi di produzioni impiegati: accanto alle interpretazioni più tipiche, complesse e corpose, stanno riscontrando grande successo negli ultimi anni anche quelle giovani, fresche e beverine, prodotte sempre nel rispetto di una lunga e molto solida tradizione territoriale.
Tra le zone vitivinicole più importanti e significative d’Italia un posto di rilievo viene assunto dalla Valpolicella, un’area collinare che comprende diversi comuni della provincia di Verona. Si tratta di un territorio di antica tradizione enologica, le cui espressioni erano note già ai Romani e a scrittori latini come Plinio il Vecchio, Virgilio, Marziale e Svetonio. Oggi, a partire da una ricca varietà di vitigni autoctoni a bacca rossa, tra cui spiccano Corvina, Corvinone e Rondinella, si producono rossi che possono assumere stili molto differenti tra loro a seconda dei metodi di produzioni impiegati: accanto alle interpretazioni più tipiche, complesse e corpose, stanno riscontrando grande successo negli ultimi anni anche quelle giovani, fresche e beverine, prodotte sempre nel rispetto di una lunga e molto solida tradizione territoriale.
Questa zona collinare, delimitata dalle Prealpi Veronesi a nord e dal fiume Adige a sud, si estende su 7 comuni per circa 240 km quadrati popolati da vigneti, uliveti, antiche pievi, ville venete e torrenti, chiamati localmente “progni”.
L’area più settentrionale, confinante con i Monti Lessini, è prevalentemente montuosa e adibita a pascoli. Quella centrale è considerata tradizionalmente la più vocata alla coltivazione della vite, portata avanti da secoli con l’aiuto di terrazzamenti in pietra chiamati “marogne”. Si trovano qui i comuni più celebri, che contribuiscono insieme alla definizione del territorio Classico: Negrar, Marano, Fumane, Sant’Ambrogio e San Pietro in Cariano. In queste 5 sole località e possibile produrre il Valpolicella Classico Doc. La propaggine meridionale della valle è invece pianeggiante e ricca di acqua, confina con l’Adige e con la città di Verona e si è dimostrata un territorio straordinariamente fertile per la coltivazioni di ortaggi e alberi da frutto.
Oltre all’omonimo territorio fin qui descritto, comprendente i soli 7 comuni di Sant’Anna d’Alfaedo, Fumane, Marano, Negrar, Sant’Ambrogio, San Pietro in Cariano e Pescantina, la produzione del Valpolicella Doc è consentita anche in un circoscritto territorio collinare che si estende perlopiù ad est della valle, sempre compreso nella provincia di Verona. Si aggiunge così la ristretta area della Valpantena e i comuni di Cerro Veronese, Grezzana, Dolcé, Verona, San Martino, Lavagno, Mezzane, Illasi, Tregnano, Colognola, Cazzano, Tregnago e Montecchia.
La straordinaria potenzialità di questo territorio per la produzione di vini rossi è conosciuta sin dall’Antichità. Lo stesso toponimo proviene forse dalla locuzione latina “Vallis polis cellae”, che significa “valle della molte cantine”. Un’etimologia quindi che sembra confermare l’importanza della produzione del Valpolicella vino per la storia di questo territorio.
I primi insediamenti risalgono all’Età della Pietra, quando l’uomo di Neanderthal abitava nelle grotte, e continuarono per tutto il Neolitico, con la formazione dei primi villaggi sulle colline. È testimoniata poi la presenza di una popolazione di probabile discendenza etrusca: gli Arusnati, che per un certo periodo, prima della dominazione romana, si contendevano il territorio con una popolazione di origine germanica giunta da nord, i Reti. Dal nome di questo popolo sembra derivare il primo nome di specialità enologica di cui si ha testimonianza storica: il Retico.
La fortuna del Retico è attestata anche durante tutta la dominazione romana, celebrato dai più grandi autori latini e richiesto anche dagli imperatori. La storia medievale non lascia testimonianze enologiche significativa ma è molto probabile che la viticoltura e la produzione venne portata avanti dal clero che abitava le tanti piavi e chiesette che sorsero su tutto il territorio, spesso affiancate da piccoli appezzamenti.
Il successo moderno della tipologia del Valpolicella calssico ha inizio nel 1924, con la nascita del primo consorzio di viticoltori, oggi ancora brillantemente attivo. Il primo disciplinare che istituì la denominazione risale al 1968, sottoposte poi a successive modifiche fino ad oggi. Questo disciplinare impone l’impiego di uva Corvina in percentuali variabili tra il 45% e il 95%, eventualmente sostituita da Corvinone per una percentuale non superiore al 50%, e di uva Rondinella tra il 5% e il 30%. Consente poi l’utilizzo di altri vitigni rossi nella misura massima di 15%. Il territorio di produzione corrisponde a 17 comuni della provincia di Verona e sono previste due specificazione di origine: Valpolicella Doc Classico e Valpatena.
A seconda del metodo di produzione il vino rosso Valpolicella può assumere caratteristiche molto differenti tra loro. Esistono per esempio versioni molto giovani e fresche, dall’impronta moderna, beverina e versatile. Si prestano ad accompagnare aperitivi, piatti a base di verdure, carni bianche e persino pesci saporiti, cucinati con spezie o sugo di pomodoro.
Esistono anche versioni più corpose e strutturate che assumono le menzioni di Superiore ed eventualmente di Ripasso. In quest’ultimo caso, durante il processo produttivo, sono state utilizzate vinacce di Recioto o Amarone che hanno innescato una seconda fermentazione e reso il prodotto più morbido, caldo, rotondo e corposo. L’abbinamento ideale per questo tipo di interpretazioni è rappresentato di carni rosse alla griglia, ai ferri oppure in umido, ma anche da formaggi saporiti.
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