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Catarratto

Il Catarratto è uno dei bianchi più tipici e caratteristici del territorio siciliano, divenuto oggetto negli ultimi anni, grazie al lavoro di tanti bravi vignaioli produttori, di una vera e propria riscoperta. Nasce dall’omonimo vitigno a bacca bianca tipico del Trapanese e straordinariamente diffuso in tutta l’isola, da Marsala all’Etna. Il suo uso in purezza è previsto in alcune importanti denominazioni come Alcamo, Monreale e Contea di Sclafani Doc e concorre, in combinazione con altri vitigni, a quelle di Menfi, Etna Bianco e Contessa Entellina. Generalmente dà vita ad espressioni intense e fruttate caratterizzate da buona freschezza e sapidità che concorrono alla sua straordinaria serbevolezza e che tendono ad arricchirsi di piacevoli sfumature minerali e saline in territori di produzione marittimi.

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Il Catarratto è uno dei bianchi più tipici e caratteristici del territorio siciliano, divenuto oggetto negli ultimi anni, grazie al lavoro di tanti bravi vignaioli produttori, di una vera e propria riscoperta. Nasce dall’omonimo vitigno a bacca bianca tipico del Trapanese e straordinariamente diffuso in tutta l’isola, da Marsala all’Etna. Il suo uso in purezza è previsto in alcune importanti denominazioni come Alcamo, Monreale e Contea di Sclafani Doc e concorre, in combinazione con altri vitigni, a quelle di Menfi, Etna Bianco e Contessa Entellina. Generalmente dà vita ad espressioni intense e fruttate caratterizzate da buona freschezza e sapidità che concorrono alla sua straordinaria serbevolezza e che tendono ad arricchirsi di piacevoli sfumature minerali e saline in territori di produzione marittimi.

Le origini del Catarratto

La storia di una delle principali uve bianche tradizionali della Sicilia rimane avvolta nel mistero e oggi sono in corso diverse ricerche che hanno portato alla formulazione di ipotesi molto interessanti, ma ancora in via di conferma e definizione. L’importanza di questo vitigno in tutta l’isola, dove copre circa il 33% dell’intero patrimonio vitato, è la prova del suo profondo e antico radicamento nel territorio. Il Catarratto è diffuso soprattutto nella parte occidentale dell'isola, tra le province di Trapani, Palermo e Agrigento, dove concorre alla definizione delle seguenti denominazioni di origine: Alcamo, Erice, Contessa Entellina, Marsala, Menfi, Monreale, Salaparuta, Santa Margherita di Belìce e altre. Il suo centro storico di sviluppo e di irradiamento è stato identificato con la costa che si affaccia sulle isole Egadi, corrispondente al territorio di Trapani e Marsala. La vitivinicoltura fu introdotta in queste zone prima dai Fenici e poi dai Greci ed è in questa fase preistorica che probabilmente fu inaugurata la coltivazione di quest’ uva. Alcuni recenti studi genetici hanno dimostrato che questa varietà avrebbe dato vita al Grecanico Dorato e anche alla Garganega coltivata nel Veneto, mentre hanno individuato una parentela più lontana con altri vitigni bianchi come il Mantonico, il Trebbiano Toscano, l’Albana di Romagna e altri. Queste scoperte però, lungi dal fare luce sull’origine del vitigno, hanno contribuito ad infittire il mistero e a far nascere nuovi interrogativi.

Un unico vitigno, tante varietà

Si tratta di una delle varietà d’uva più coltivate in Italia: la più diffusa in Sicilia e la terza in Italia, dopo il Sangiovese e il Trebbiano Toscano. Questa fortuna è legata alle sue alte rese produttive e, negli ultimi anni, al percorso di riscoperta e valorizzazione dei vitigni autoctoni regionali. Le sue origini sono avvolte nel mistero e risalgono ai tempi antichi. Oggi il suo principale centro produttivo si trova nella provincia di Trapani, dove viene utilizzato oltre che nella produzione del Marsala, anche per la vinificazione di importanti vini bianchi in molteplici altre località dell'isola. La differenza che esiste tra i differenti cloni rende ragione dei tanti e differenti nomi offerti dalla tradizione contadina, che ha sempre considerato questa varietà come una famiglia comprendente diverse tipologie: Ammantiddatu, Fimminedda, Bagascetta, Mattu e altri. Oggi si tende a distinguere i cloni in base alla forma del grappolo e, tra gli 8 classificati, i principali sono tre: Comune, Lucido ed Extra-Lucido. La varietà che noi oggi chiamiamo Lucido è quella più diffusa e quella che, un tempo, i contadini siciliani identificavano come la migliore e la più autentica.

Il grappolo presenta medie dimensione, è più o meno compatto a seconda della varietà e mediamente spargolo. L’acino ha dimensioni generalmente medie, ma la variante Lucido presenta acini più piccoli. In fase di maturazione la buccia, in genere poco pruinosa, tende ad assumere un colore giallo intenso con tinte dorate nelle parti esposte al sole. Il significativo spessore della buccia ha indotto alcuni produttori ad intraprendere la pratica delle macerazioni lunghe, una pratica che ha prodotto ottimi risultati nel caso del Catarratto Barraco, ma anche di altre produzioni come il Krimiso di Aldo Viola o lo Saharay di Porta del Vento. Tra le maggiori interpretazioni spiccano quella De Bartoli, una vera istituzione della zona di Marsala, quelle di Castellucci Miano, nato sulle pendici delle Madonie nel centro dell’sola fino a 900 metri di altitudine, il “12 Filari” di Case Alte e il “Vignavella” della cantina Milazzo. Si distinguono per la personalità accattivante e per gli ottimi prezzi del Catarratto le etichette di due grandi cantine come Cusumano e Donnafugata, ma anche quella di una piccola e innovativa cantina chiamata La Valle della Luna.

Profilo, peculiarità e caratteristiche

Il vino Catarrato presenta generalmente un profilo aromatico intenso e molto espressivo. Si offre alla vista in un colore giallo paglierino carico sprigionando profumi fruttati, di erbe aromatiche, agrumi e fiori di zagara. Al palato si dimostra pieno e corposo, animato da una viva freschezza e da una buona sapidità. A seconda delle zone di produzione e delle tecniche utilizzate può assumere caratteristiche differenti: se lasciato macerare sulle bucce, per esempio, tende ad assumere una colorazione dorata, con profumi accesi di frutta molto matura e spezie dolci; se nasce su terreni lambiti dal mare si carica di sentori marini e di salsedine; se prodotto in territori posti su altitudini significative accentua la freschezza. Per essere apprezzata al meglio questa varietà andrebbe servita in un bicchiere di buona ampiezza ad una temperatura non inferiore ai 10°C. Le interpretazioni più leggere vanno consumate subito, nel giro di un paio d’anni dalla messa in commercio, mentre le espressioni più strutturate ed evolute sono in grado di evolvere positivamente in bottiglia anche per 3-4 anni o più. Con l’invecchiamento il corredo aromatico tende a farsi più intenso e avvolgente, con sfumature di miele e frutta candita. A tavola il miglior Catarratto abbinamento è quello con la cucina di mare: zuppe e primi piatti di pesce, fritture miste, filetti di tonno e salmone, crostacei, frutti di mare e grigliate di pesce. Risultano ottimi accostamenti gastronomici anche quelli a base di verdure, formaggi freschi e delicati e carni bianche non troppo speziate.

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