La Malvasia Istriana spicca, all’interno della grande famiglia di quelle bianche, per essere in grado di dare vita ad espressioni enologiche non aromatiche dotate di finezza, eleganza e complessità. Di origine greca, il vitigno fu portato in Italia dai Veneziani già prima del Trecento, quando, dalla regione storica del Peloponneso, cominciò ad essere diffuso lungo tutto il territorio alto Adriatico: Istria, Carso, Collio e Isonzo. Attualmente è coltivato in tutto il Friuli Venezia Giulia e nel Collio Sloveno. Se convenzionalmente è utilizzato per la produzione di vini bianchi, in particolare dal carattere fresco, fruttato e delicato, alcuni bravi vignaioli ne hanno valorizzato al massimo le potenzialità, offendo interpretazioni strutturate, corpose e molto espressive, spesso ricorrendo a lunghe macerazioni sulle bucce e ad affinamenti in botti di rovere. Vengono così prodotte interpretazioni di alto livello, veri e propri gioielli della terra friulana e slovena.
La Malvasia Istriana spicca, all’interno della grande famiglia di quelle bianche, per essere in grado di dare vita ad espressioni enologiche non aromatiche dotate di finezza, eleganza e complessità. Di origine greca, il vitigno fu portato in Italia dai Veneziani già prima del Trecento, quando, dalla regione storica del Peloponneso, cominciò ad essere diffuso lungo tutto il territorio alto Adriatico: Istria, Carso, Collio e Isonzo. Attualmente è coltivato in tutto il Friuli Venezia Giulia e nel Collio Sloveno. Se convenzionalmente è utilizzato per la produzione di vini bianchi, in particolare dal carattere fresco, fruttato e delicato, alcuni bravi vignaioli ne hanno valorizzato al massimo le potenzialità, offendo interpretazioni strutturate, corpose e molto espressive, spesso ricorrendo a lunghe macerazioni sulle bucce e ad affinamenti in botti di rovere. Vengono così prodotte interpretazioni di alto livello, veri e propri gioielli della terra friulana e slovena.
L’origine del vitigno è molto antica e risale al tempo dei Greci. È probabile infatti che il suo nome derivi da quello della roccaforte di Monemvasia, fondata nel 588 a.C. e situata nel Peloponneso. Sono state trovate anche testimonianze che sembrano confermare la presenza di questa varietà semi-aromatica per la produzione dei vini dolci di Creta.
Il successo e la fama di questa tipologia di uva aumentò gradualmente nei secoli successivi fino al XIII secolo, quando i commercianti della Serenissima Repubblica di Venezia la esportarono nelle proprie terre, tra cui l’attuale Istria, dove conobbe un tale successo da essere stata spesso interpretata come una varietà autoctona e identificata come Malvasia dell’Istria.
Nel corso del Novecento, il celebre enologo Giovanni Dalmasso contribuì alla scoperta delle prime tracce di questo vitigno e a chiarire i suoi natali. È stato quindi appurato che le prime aree di diffusione furono il territorio veneto di Rovigo, quelli croati di Parenzo e Cittanova, poi il Carso e l’Isonzo.
Oggi è diffusa in tutta la fascia collinare e litorale del Friuli Venezia Giulia e in piccola parte anche nel Veneto, nelle province di Padova e Verona. In Friuli concorre, impiegata sia in purezza oppure in assemblaggio, nella definizione di diversi disciplinari, tra cui Carso Doc, Collio Doc, Colli Orientali del Friuli Doc, Friuli Isonzo Doc e Venezia Giulia IGT.
Il grappolo di Malvasia Istria presenta una forma allungata con minima alatura. Ha una grandezza media e gli acini sono sferici e regolari, con una buccia pruinosa, consistente e abbastanza spessa. Non si tratta di una tipologia aromatica, come accade per altre varietà della stessa famiglia, ma è dotata comunque di un importante corredo di aromi e profumi.
Se quest’uva, certamente autoctona delle isole del mediterraneo, ha dimostrato di saper crescere e svilupparsi in territori molto diversi tra loro, ha però dato le migliori prove qualitative nei terreni del Collio, del Carso, dell’Istria, ma anche di altre zone limitrofe come nel caso della Malvasia Istriana Croazia, che rappresenta un suo importante esponente.
Non è facile da vinificare e non tutti i produttori che ci hanno provato sono riusciti a trarne espressioni di alto livello. Nei casi peggiori si sono prodotte versioni leggere, fresche e beverine, a scarsa gradazione alcolica, mentre negli ultimi anni un brillante gruppo di vignaioli delle colline friulane e slovene è riuscito a ottenere interpretazione di grande personalità ed eleganza, da considerare tra le più alte eccellenze del territorio.
Gli abbondanti esempi di miglior Malvasia Istriana sono espressioni corpose, morbide, avvolgenti e aromaticamente complesse. Hanno un colore intenso tendente al dorato e una consistente massa glicerica. I profumi evocano la frutta gialla matura o tropicale, gli agrumi e le erbe aromatiche, tra cui la salvia. Il sorso è corposo e strutturato ma dotato di una vibrante freschezza e di una ricca mineralità quasi salina. Se sottoposte ad invecchiamenti in barrique possono presentare anche scie aromatiche tostate e note di spezie dolci. Spesso sono prodotte nel rispetto di antiche tradizioni locali, come quella della macerazione sulle bucce del mosto, che contribuisce a rendere il carattere ancora più deciso, complesso e anticonvenzionale.
Nato dai terreni calcarei del Carso, da quelli fluviali dell’Isonzo, dalle marne del Collio Friulano oppure da quello Sloveno, il vino Malvasia Istriana si caratterizza sempre per una personalità decisa e prorompente, ricca di freschezza e mineralità. Va servito, nella maggior parte dei casi, in bicchieri a tulipano di media ampiezza ad una temperatura di circa 8-10°C. In presenza di versioni molto corpose, prodotte con macerazione sulle bucce e con affinamento in barrique, sarebbe opportuno stappare la bottiglia almeno mezz’ora prima del servizio, per permettere una corretta ossigenazione e permettere al corredo aromatico di esprimersi al meglio. In questo caso la temperatura di servizio più corretta può arrivare fino a 16°C.
Gli abbinamenti più indicati sono pesci saporiti, anche di fiume o di lago, antipasti di pesce affumicato, risotti alle verdure, grigliate di pesce o carni bianche. Il miglior abbinamento regionale è rappresentato dal prosciutto San Daniele ma si abbinano alla perfezione anche altre specialità territoriali come le frittatine alle erbe, il prosciutto cotto con salsa di cren, le minestre di orzo e fagioli e lo strucolo di patate.
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