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Verdicchio

Il Verdicchio è uno dei più celebri simboli enologici delle Marche: un antico vitigno a bacca bianca piuttosto eclettico che viene utilizzato per produrre, generalmente in purezza, sia vini freschi e di pronta beva sia interpretazioni molto strutturate, capaci di notevole longevità. Tradizionalmente legato alla produzione di bianchi leggeri e quotidiani, in tempi recenti ha dimostrato qualità e potenzialità interessanti, tanto da venire utilizzato per ogni tipologia: dalla versione ferma alla presa di spuma per ottenere nobili bollicine; dalle vendemmie tardive ai passiti. Il suo nome deriva dal colore del grappolo e dalle tipiche sfumature verdoline, anche in stato di completa maturazione. Diffuso in tutta la regione delle Marche, ha le sue espressioni più pregiate nei colli anconetani dei Castelli di Jesi e nel territorio di Matelica, in provincia di Macerata. Una storia che intreccia nobiltà e tradizione contadina, da cui nascono espressioni inconfondibili.

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Il Verdicchio è uno dei più celebri simboli enologici delle Marche: un antico vitigno a bacca bianca piuttosto eclettico che viene utilizzato per produrre, generalmente in purezza, sia vini freschi e di pronta beva sia interpretazioni molto strutturate, capaci di notevole longevità. Tradizionalmente legato alla produzione di bianchi leggeri e quotidiani, in tempi recenti ha dimostrato qualità e potenzialità interessanti, tanto da venire utilizzato per ogni tipologia: dalla versione ferma alla presa di spuma per ottenere nobili bollicine; dalle vendemmie tardive ai passiti. Il suo nome deriva dal colore del grappolo e dalle tipiche sfumature verdoline, anche in stato di completa maturazione. Diffuso in tutta la regione delle Marche, ha le sue espressioni più pregiate nei colli anconetani dei Castelli di Jesi e nel territorio di Matelica, in provincia di Macerata. Una storia che intreccia nobiltà e tradizione contadina, da cui nascono espressioni inconfondibili.

Una storia che risale all’antichità e si lega alla forma di una bottiglia

Alla base della storia di uno dei più grandi vini bianchi della nostra nazione si intrecciano diverse tappe storiche. Le prime mosse di un'evoluzione che oggi ha portato alla realizzazione del miglior verdicchio risalgono agli antichi Romani, grandi viticoltori che, a seguito delle loro conquiste territoriali, disegnarono le zone di produzioni in giro per l’Europa, compresa l’Italia. In ogni caso le prime fonti storiche ufficiali risalgono al 410 d.C e parlano di un liquido ottenuto proprio attraverso questa locale varietà a bacca bianca. Pare che lo stesso Alarico, re dei Visigoti, mentre era diretto verso Roma per saccheggiarla, sia passato dalle parti di Jesi per fare scorta di barili del dorato nettare lì prodotto, connotato di mistiche proprietà per far rinvigorire lo spirito guerriero dei suoi soldati.

Un secondo momento relativo alla sua storia riguarda le migrazioni di alcuni coloni veneti giunti per ripopolare le campagne marchigiane. Ad avvalorare questa tesi sarebbero gli studi genetici che dimostrano l'identità tra il Verdicchio e i Trebbiani di Soave e di Lugana, diffusi proprio nelle aree meridionali del Veneto.

Nel 1579, poi, abbiamo il primo scritto che cerca di normarne la viticoltura, in special modo nell’area di Matelica, una delle due zone più famose per la sua produzione. È verso la metà dell’Ottocento che si può notare come la produzione locale raggiunse livelli qualitativi elevati, in particolar modo nello stesso periodo Ubaldo Rosi intuì le proprietà spumantistiche della stessa uva, a testimonianza della sua versatilità e capacità di dare alla luce risultati di livello.

Negli anni Cinquanta, il produttore Fazi Battaglia lanciò un concorso per creare una bottiglia speciale, che identificasse immediatamente questa specialità marchigiana. Vinse l'architetto milanese Antonio Maiocchi che disegnò la celebre bottiglia verde ad anfora, divenuta poi un’icona del design. Visto il suo successo, fu copiata da altre aziende vitivinicole e imperversò a lungo sugli scaffali dei supermercati, divenendo sinonimo di bianco marchigiano in Italia e nel mondo.

 

Differenti zone di produzione del Verdicchio

Siamo dinanzi ad un vitigno pregiato, capace di regalare interpretazioni di ricca personalità, adatte anche ad un invecchiamento di dieci, quindici anni. Il miglior Verdicchio è tale grazie alla sua zona di nascita, ovvero i terreni dell’area marchigiana sono irriproducibili nel mondo, caratterizzati da suoli prevalentemente limosi e argillosi, con componenti calcaree e ricchissimi di potassio, componente ideale per far sviluppare aromi particolarmente fini. Inoltre, la vicinanza della zona al mare fa sì che la brezza proveniente dall’Adriatico mitighi il territorio, garantendo una buona escursione termica e un perfetto grado di maturazione degli acini delle uve, concentrandone l’acidità.

Le zone di produzione più note sono quelle di Matelica, in provincia di Macerata, e dei castelli di Jesi, in provincia di Ancona. Proprio da questi due terroir si ottengono le espressioni più brillanti della categoria. In particolar modo, all’interno del secondo areale di provenienza è da segnalare l’incredibile Verdicchio La Staffa, piccola e dinamica cantina locale in grado di produrre risultati di grande levatura e riconoscibilità, frutto di memoria e grande cura, sia in vigna che nelle fasi di elaborazione.

Di questo bianco esistono varie classificazioni. I fluidi che rappresentano l’area di Matelica possono raggiungere la denominazione Riserva se il fluido sosta un periodo di almeno 18 mesi, anche in legno, potendosi così fregiare della DOCG. La Riserva e la versione Riserva Classico sono il vertice della produzione dell’areale dei Castelli di Jesi; tipologie in grado di ottenere la DOCG, devono sostare ad affinare almeno 24 mesi, di cui 6 in bottiglia. Infine, dalla stessa località, vi è anche la versione Verdicchio Superiore con la dicitura di “Classico”, dove quest’ultimo termine sta sempre ad indicare la provenienza delle uve dalla zona più antica di produzione delle stesse. Solamente dall’anconetano giunge la versione passita dello stesso fluido, mentre lo spumante si può ottenere in entrambe le province.

Gli abbinamenti del Verdicchio risultano estremamente interessanti per via dello spessore del vitigno da cui nasce l’esuberante fluido. Il colore varia anche in base al contenitore utilizzato per l’affinamento. Così, dal classico verdolino si giunge a sfumature di giallo dorato intenso. Tra le uve bianche più ricche di polifenoli, è in grado di reggere il confronto con piatti saporiti grazie alla sua notevole struttura, lasciando al palato una sensazione di pulizia ed eleganza inconfondibili. All’olfatto regala caratteristiche sensazioni di mandorla, seguite da richiami odorosi di frutti a polpa bianca, camomilla, ginestra e, se viene svolto un passaggio in legno, suadenti note delicate di acacia e di tiglio. Al sorso l’attacco è morbido e risulta ben equilibrato, risultando ben bilanciata la sua componente alcolica e la caratteristica acida che dona una piacevole freschezza.

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