La Garganega è una varietà a bacca bianca che domina in maniera indiscussa i vigneti collinari della provincia di Verona e Vicenza, rivestendo il ruolo di protagonista nelle denominazioni Soave e Gambellara. Le prime notizie ufficiali circa la “Garganica” risalgono al Trattato del 1200 di Pietro De Crescenzi, che ne distingue due differenti cloni, la “femmina” molto produttiva e il “mascolino” meno generoso. Quest’ultimo ha avuto la meglio, diffondendosi in gran parte del comprensorio veneto, dando origine a bianchi agili e freschi, dai profumi floreali e fruttati in gioventù e dagli aromi piacevolmente minerali dopo qualche anno di invecchiamento. Un corpo snello e un’armonica corrispondenza gusto-olfattiva ne fanno un bianco di facile e appagante beva, non privo di una certa eleganza.
La Garganega è una varietà a bacca bianca che domina in maniera indiscussa i vigneti collinari della provincia di Verona e Vicenza, rivestendo il ruolo di protagonista nelle denominazioni Soave e Gambellara. Le prime notizie ufficiali circa la “Garganica” risalgono al Trattato del 1200 di Pietro De Crescenzi, che ne distingue due differenti cloni, la “femmina” molto produttiva e il “mascolino” meno generoso. Quest’ultimo ha avuto la meglio, diffondendosi in gran parte del comprensorio veneto, dando origine a bianchi agili e freschi, dai profumi floreali e fruttati in gioventù e dagli aromi piacevolmente minerali dopo qualche anno di invecchiamento. Un corpo snello e un’armonica corrispondenza gusto-olfattiva ne fanno un bianco di facile e appagante beva, non privo di una certa eleganza.
Il primo a di Garganega fu Pier de’ Crescenzi, studioso bolognese, autore dell’Opus ruralium commodorum, uno dei pochi trattati di agronomia a vedere la luce durante il Medioevo, nonché tra i primi a porre le fondamenta della caratterizzazione del paesaggio agrario moderno in Italia. A proposito di quest’uva bianca, rotonda, chiara, con una buccia particolarmente spessa, si distinguono due differenti tipologie, una più fertile, l’altra meno generosa.
A partire da questa variabilità produttiva, nei secoli a venire, gli agronomi si sono impegnati nel selezionare le differenti caratteristiche varietali, al fine di rispondere in maniera mirata alle esigenze colturali ed enologiche di vari produttori. Per lungo tempo però questi ultimi si sono esclusivamente affidati alle grandi capacità produttive della tipologia “femmina”, dando vita a etichette senza anima, dal profilo piuttosto scontato, penalizzando di fatto questa varietà dal grande potenziale organolettico ed evolutivo.
Grazie all’impegno di molti viticoltori che hanno saputo tenere a freno le rese, investendo su tecniche agronomiche mirate alla qualità, oggi questo vino bianco veneto ha riacquisito il suo autentico splendore. Si può di conseguenza affermare che il progenitore del miglior Garganega, sia il clone mascolino. A testimonianza dell’interesse sempre più vivo rivolto a questo vitigno, diffuso a macchia d’olio nell’areale del veronese, sempre più ampelografi se ne occuparono, come Pollini e Zantedeschi, i primi ad accertarne la diffusione anche nel vicino territorio vicentino.
Il Garganega è senza dubbio tra i vini del Veneto che ha saputo adattarsi in maniera eclettica e differente agli areali di produzione in cui si è maggiormente diffuso. Nella parte occidentale della regione, precisamente entro i confini della denominazione Soave occupa la quasi totalità dei 6000 ettari coltivati a vite. Qui, dove i terreni sono di antica origine vulcanica, ricchi di rocce nere basaltiche, tufo e venature calcaree, questa varietà si è accasata alla perfezione, soprattutto nell’area Classica, più storicamente vocata. Tra le versioni rappresentative della zona, la più tipica Garganega Inama e la più innovativa Sassaia di Angiolino Maule.
L’altra zona in cui ha trovato un habitat ideale per le sue caratteristiche varietali è poco più a est, all’interno della denominazione Gambellara, vicina ai primi rilievi collinari dei Monti Lessini. Qui i terreni sono sempre di origine vulcanica, ma più ricchi di frammenti rocciosi e minerali, ottimi per esaltare le qualità migliori di quest’uva. In percentuali minori e con fama più moderata, si può trovare anche nei territori limitrofi al Lago di Garda, soprattutto nella Doc Custoza e in Valpolicella. In tutti i casi viene allevata con il tradizionale sistema della pergola veronese che permette di raggiungere un buon equilibrio vegeto-produttivo della pianta.
Il Garganega si presenta solitamente al calice di una luminosa veste color giallo paglierino, con profumi di fiori bianchi e frutta matura e un ingresso al palato agile, snello e di intrigante sapidità che consente svariati abbinamenti con piatti della migliore tradizione gastronomica del nostro paese.
È possibile gustarlo sia in purezza, che in assemblaggio con piccole percentuali di Trebbiano di Soave o Chardonnay. In questi casi saprà accompagnare in maniera impeccabile alcuni piatti iconici della cucina veronese e vicentina come i bigoli con il sugo di sarde o gli gnocchi con gli asparagi bianchi di Bassano del Grappa, nonché il famoso baccalà alla vicentina. Anche a fine pasto è possibile godersi un buon calice di Gambellara, nella sua versione Recioto, prodotta con uve sottoposte ad appassimento, caratterizzata da un sorso in equilibrio armonico tra tono zuccherino e alcolicità.
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